Cinema: Il massacro di Forte Apache, di John Ford

Il massacro di Forte Apache, di John Ford, con Henry Fonda, John Wayne, Shirley Temple, John Agar. USA 1948. Durata 127 minuti, bianco e nero, Western

Il colonnello Thursday (Henry Fonda) prende il comando di un Forte militare in territorio apache, e si porta con sé la figlia (Shirley Temple). Non è soddisfatto di quel trasferimento, che si preannuncia tedioso e privo di gloria, gli apache in quella zona hanno progetti di  espansione verso  Sud molto lontano dal Forte e non sembrano perciò avere intenzioni bellicose. Il forte è divenuto per loro un avamposto nemico privo di interesse.

La  concezione di Thursday della disciplina e i suoi pregiudizi razzisti verso gli indiani considerati selvaggi idioti, lo mettono subito in conflitto con il capitano York (John Wayne), quest’ultimo conosce bene la cultura degli indiani e il loro comportamento tattico in battaglia, avendo praticato con gli apache una serie di rapporti che lo hanno portato anche a stipulare col loro capo   un attendibile patto di pace.

Il bisogno di entrare nella storia da protagonista inducono il colonnello Thursday a cercare lo scontro con gli apache, che però in quella zona sono numericamente quattro volte superiori al suo reggimento. Sprezzante del pericolo, perché accecato dall’odio verso gli apache, l’occasione per aprire le ostilità gli verrà offerta da un grave episodio di sangue, che riguardava uno scontro avvenuto tra un carro militare di rifornimenti, guidato da due soldati, e gli indiani; i due soldati vengono trovati uccisi. Il carro era stato aggredito da alcuni apache affetti da uno strano comportamento, quest’ultimo era forse segno di una crisi di identità, di una nevrotizzazione per il consumo voluttuoso di beni offerti loro da uno spaccio locale governativo, che offriva alcoolici, prostituzione ricattatoria con donne dai fini loschi,   libera vendita di fucili, e altro ancora.

Per il colonnello Thursday l’occasione di diventare famoso era a portata di mano. La sua vendetta per quei morti ha solo bisogno di un altro pretesto, quest’ultimo arriverà quando si verrà a conoscenza che gli apache stanno estendendosi fuori dai confini concordati.

Il suo attacco sarà furioso, cieco, con una tattica approssimativa perché troppo confezionata a tavolino e che quindi non tiene conto delle efficaci e numerose variabili di scelta tattica di cui sono capaci gli apache,  grandi conoscitori del territorio in cui vivono da secoli.

Il colonnello poi commetterà un altro grave errore: non ascolterà i consigli tattici del capitano York che ha intuito  le mosse degli apache e che sa come contrapporsi ad esse. Il suo reggimento andrà perciò incontro a una disfatta totale. Quando ferito e sconfitto, rifiuterà l’aiuto di York propostosi per una  ritirata salva vita, egli deciderà di andare incontro alla morte da eroe, scontrandosi a viso aperto con gli apache fino alla propria morte.

Il colonnello Thursday passerà alla storia come desiderava, immortalato figurativamente da eroe, osannato dagli ambienti militari e istituzionali.  Dei suoi gravissimi difetti, quali il  razzismo e il bisogno di gloria fine a se stesso, si occuperanno in pochi, forse perché la guerra contro gli indiani sarà alla lunga solo un ricordo di vittoria e occorrerà aprire nuovi capitoli di storia.

Primo western fordiano, impegnato a costruire con l’arte cinematografica il mito della guerra vittoriosa americana contro gli indiani, mostrando però onestamente luci ed ombre del comportamento dell’esercito statunitense. Il film fa parte della trilogia sulla cavalleria, insieme ai  film i Cavalieri del nord ovest 1949, e Rio Bravo 1950.

Forse il film  allude col colonnello Thrusday a Custer, e alla sua famosa disfatta di Little Big Horn, ma se lo fa è solo per dare un possibile profilo psicologico del generale Custer, che da questo film però, visto il comportamento del colonnello Thursday, ne uscirà molto malconcio.

Piacevole la descrizione della vita nel Forte, ben contrastata  e con qualche passione umana credibile qua e là, trasgressiva, tra le righe del rigore di caserma.

Interessanti le contrapposizioni di valori e di pensiero intorno a come dovrebbero essere la disciplina e il rispetto di ciascuno nella vita militare.

Fotografia suggestiva in un  bianco e nero che mette splendidamente in risalto la Monument Valley, dove i suoi monumenti naturali  si staccano dallo sfondo dando maggior profondità alle scene.

 Biagio Giordano

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