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Chissà se ora Amoretti, Bruzzone e Ripamonti iniziano a rosicare?

L’Agenda 2030 e l’imprescindibile ruolo dei Sindaci

L’ESPERIENZA DELLA CITTÀ DI SAVONA

di  Ilaria Caprioglio

L’Agenda 2030 è ancora poco conosciuta dagli Amministratori locali e, raramente, viene utilizzata come punto di riferimento al fine di declinare, mettendole a sistema, le strategie di sviluppo sostenibile delle Città. Inoltre ancora oggi molti Amministratori locali tendono erroneamente a identificare come azioni di sviluppo sostenibile solo quelle afferenti alla sfera ambientale senza comprendere come, attraverso la pubblicazione dei 17 SDGs, le Nazioni Unite abbiano definito un quadro di obiettivi caratterizzati da una visione olistica ed integrata dello sviluppo sostenibile, che contempla i tre pilastri sanciti dal Rapporto Bruntland, ossia Ambiente, Società ed Economia. L’aver attribuito, inoltre, in passato la competenza in tale materia limitatamente al Ministero dell’Ambiente, anziché alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, contribuisce a prediligere uno dei tre pilastri perseguendo nella visione limitata.

L’esperienza della Città di Savona

Le politiche della sostenibilità sono sempre state una priorità per la nostra Amministrazione che sta declinando le proprie azioni strategiche, contenute nel Documento Unico di Programmazione, secondo gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030, cercando di sviluppare, attraverso progetti partecipati e convegni pubblici, consapevolezza e resilienza nella popolazione (per visionare il documento Savona: la nostra strategia https://www.comune.savona.it/).

Savona con i suoi 60.000 abitanti rappresenta la tipologia di città, fra i 50.000 e i 100.000 abitanti, in cui vive la metà della popolazione dell’Unione europea residente in aree urbane (il 70 per cento del totale degli europei) e questo l’ha posta al centro dell’interesse internazionale per le sue politiche sulla sostenibilità. Nel 2018, a Bruxelles, abbiamo avuto l’onore di aprire la cerimonia per il decennale del Covenant of Mayors e la Sustainable Energy Week; abbiamo rappresentato l’Italia alle Nazioni Unite a Ginevra in occasione del Day of Cities e illustrato la nostra esperienza al Greenbuild International Conference and Expo negli Stati Uniti, al III Climate Forum of Russian Cities in Russia e al Modeling Sustainable Communities and Cities for Latin America in America Latina.

Il nostro mandato, a causa del piano di riequilibrio finanziario decennale, è stato caratterizzato da scarse risorse finanziarie e umane che, tuttavia, non ci hanno scoraggiato. Inoltre i progetti sulla sostenibilità già in itinere non erano stati messi a sistema nell’ambito di una visione d’insieme della città, mancando anche una fotografia che evidenziasse le criticità maggiori sulle quali lavorare. Per tale motivo la città di Savona, nel 2017, ha raccolto una molteplicità di indicatori capaci di fornire la situazione da cui partire per impostare le ulteriori strategie, aderendo – prima in Europa – a LEED for cities, uno dei protocolli di valutazione della sostenibilità ambientale maggiormente riconosciuto e utilizzato a livello internazionale che valuta la gestione delle prestazioni energetiche, la riduzione del consumo idrico, il miglioramento dei servizi di trasporto pubblico, la gestione dei rifiuti e il benessere sociale.

Mappare la sostenibilità delle città attraverso parametri uniformi a livello nazionale.

Mettere a sistema le azioni già in essere, individuare le nuove strategie, promuovere la collaborazione fra enti per la progettualità e il reperimento delle risorse.

Monitorare i risultati.

Il tema della raccolta dati, con indicatori uniformi a livello nazionale, e di una piattaforma centrale per la loro elaborazione al fine di ottenere la situazione di una città è il primo passo che ogni amministrazione dovrebbe compiere al fine di orientare correttamente le politiche di sviluppo sostenibile. Un passaggio, tuttavia, complicato in quanto non è semplice avere a disposizione e aggiornati dati attinenti, ad esempio, al grado di istruzione dei propri cittadini.

Una volta mappata la situazione della propria città si rende necessario esaminare tutte le azioni già in corso, applicando il principio di continuità amministrativa fondamentale per il bene di una comunità e spesso sacrificato sull’altare dell’alternanza amministrativa, per metterle a sistema fra loro e con le altre future azioni.

A questo punto si dovrebbe arrivare ad avere una chiara strategia di sviluppo sostenibile integrato e affidato ai vari assessori che, sotto la regia del sindaco o di un assessore con delega all’Agenda 2030, produca gli indirizzi per progettualità mirate con le quali, successivamente, ricercare i finanziamenti tramite la partecipazione a bandi o il partenariato pubblico-privato. In tal modo si eviterebbe di disegnare le strategie di una città inseguendo i bandi e si inizierebbe a ricercare le risorse funzionali per le proprie idee strategiche. Altro passaggio molto complicato a causa del depauperamento del personale amministrativo. Infine un aspetto che molte amministrazioni tendono a trascurare è la fase di monitoraggio delle azioni che sono state perseguite.

Il “Rapporto ASviS sui Territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile” rappresenta uno strumento prezioso per mettere a sistema le buone pratiche già attuate da innumerevoli città e per promuovere la collaborazione fra gli enti locali e fra pubbliche amministrazioni e soggetti privati, università, associazioni, cittadini.

Rendere i cittadini protagonisti dello sviluppo sostenibile della propria città

A proposito di questi ultimi la sfida più grande risiede nel diffondere fra gli abitanti delle città la consapevolezza che saranno, soprattutto, loro i veri artifici del vivere sostenibile, con semplici e piccole azioni quotidiane: sviluppare la resilienza nei cittadini sarà il passaggio più complesso ma imprescindibile che un’amministrazione locale può compiere sulla scorta di quel principio di sussidiarietà sancito dalla stessa carta costituzionale. Per andare in tale direzione è sicuramente imprescindibile, inoltre, l’inserimento dell’educazione allo sviluppo sostenibile nell’istruzione scolastica a ogni livello oltre al costante coinvolgimento dei Cittadini nei processi decisori, per quanto l’esperienza insegna come sia complicato attuare nel concreto percorsi partecipativi.

Tale passaggio è fondamentale in quanto agevolerebbe la comprensione da parte della cittadinanza delle azioni programmatiche di ampio respiro, destinate a realizzarsi per gradi e non nell’arco di un mandato, poste in essere dagli amministratori locali che spesso non le perseguono in quanto non generano consenso immediato. Compito della buona amministrazione, rispettosa dei cittadini e dell’ambiente nel quale essi vivono, è quella di iniziare a lavorare nel presente avendo a mente gli obiettivi futuri da realizzare ma i sindaci vanno agevolati in tale compito a livello centrale.

E questo conduce a un ulteriore e fondamentale passo consistente nel definire un’agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile al fine di coordinare e orientare le azioni virtuose delle singole città aiutando, come si è esposto prima, le pubbliche amministrazioni a superare il radicato depauperamento del personale per poter lavorare a progettualità strategiche e idonee a concorrere ai bandi.

Essere consapevoli di dover percorrere nuove strade

Sicuramente la pandemia, con la grave crisi socio economica che ne è conseguita, non giova allo sviluppo sostenibile ma, in questa situazione, dovrebbe venire in soccorso la “capacità negativa”   cioè la modalità di azione tesa, davanti all’attuale crisi e incertezza, a trovare soluzioni nuove, in rottura con schemi consuetudinari superati e volti a ripristinare situazioni che, ormai, non appartengono né al nostro presente né al nostro futuro.

Ilaria Caprioglio da Nicola porro.it

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