Che l’inse

Il 5 dicembre 1746 a Genova, dal sestiere di Portoria, ha inizio la rivolta popolare contro gli occupanti austriaci. Siamo nel pieno della guerra di successione austriaca, un conflitto che terminerà nel 1748 e che coinvolge quasi tutte le potenze europee. La Repubblica di Genova è alleata di Prussia e Francia contro l’Austria e il Regno di Sardegna. La città è stata occupata dalle truppe austro-piemontesi guidate da Antoniotto Botta Adorno, che nutre un particolare astio nei confronti dei genovesi, che ne hanno esiliato il padre. “Lascerò loro solo gli occhi per piangere”, dichiara al doge che chiede clemenza. Le vessazioni sono continue. Quel 5 dicembre, a Portoria, i soldati austriaci rimangono impantanati con un mortaio di bronzo e vogliono aiuto: interpellano un ragazzino di 11 anni. Lo insultano, e lui reagisce tirando loro un sasso, dopo aver gridato – secondo la leggenda – la celebre frase: “Che l’inse?”. La ribellione termina cinque giorni dopo con la cacciata degli austriaci.
Questo episodio descrive il popolo ligure indomito e lottatore.
I Liguri erano durissimi combattenti, crudeli e feroci, navigatori intrepidi e audaci. Strabone scrisse pure che i Liguri erano uomini e donne scarsi nel cibo, resistenti alle fatiche ed alle avversità, coraggiosissimi, amanti e gelosi della loro libertà per la quale erano sempre pronti a qualsiasi sacrificio.
Questo spirito è ancora presente per cui chi pensa di calare da altre regioni e conquistare la Liguria si metta il cuore in pace, i foresti sono ben accetti se vengono in Liguria con rispetto ed educazione.

Chi pensa di venire a imporci le sue decisioni ha sbagliato di grosso.
Questa lunga premessa per spiegare al lombardo Castelli ex ministro che il popolo Ligure è orgoglioso delle proprie radici della storia e della cultura Ligure.
Gli voglio spiegare perciò chi siamo e da dove veniamo
Gli antichi Liguri si stanziarono sul litorale mediterraneo dalle foci del Rodano a quelle dell’Arno, ma successivamente le migrazioni celtiche, come pure le colonizzazioni di Fenici, Greci e cartaginesi, ridussero l’estensione delle terre occupate dai Liguri.
La parola Ligure / Liguria fu assegnata a questo popolo prima dai Greci, poi dai romani e ha il significato di luogo paludoso o acquitrino.
La Liguria costiera è sottomessa ufficialmente dai romani soltanto durante il II secolo a.C., con varie sacche autonome che, date le caratteristiche del territorio, resisteranno al diretto controllo centrale ancora per qualche decennio.
Il periodo storico più importante per la regione è il basso medioevo, con apice dalla metà del XIII secolo alla metà del XIV secolo.
La storia ligure in età medioevale va ricercata al di fuori della terraferma, piuttosto marginale per una comprensione ed uno studio d’insieme. In sintesi, la storia medioevale dei Liguri va cercata fuori dalla Liguria.
Essa si sviluppa, a partire dalla prima crociata, attorno alle attività esplorative prima e commerciali poi delle famiglie e degli alberghi per lo più genovesi, interessando comunque la vita degli individui di tutto il territorio regionale.
La forza economica della Repubblica marinara di Genova si manifesta con un impero coloniale ante litteram in senso fortemente e strettamente economico, con basi politiche fatte da una fitta rete di accordi politico-commerciali in tutto il mar Mediterraneo ed il mar Nero; dense sono le presenze mercantili liguri da Gibilterra sino all’Asia centrale, con testimonianze documentate in una miriade di porti e crocevia commerciali.
Nel passato recente il popolo Genovese e Savonese con grande forza e coraggio hanno da soli liberato le rispettive città dal nazifascismo.
Tutte le forze germaniche di terra e di mare alle dipendenze del signor generale Meinhold si arrendono alle forze armate del Corpo volontari della Libertà alle dipendenze del Comando militare per la Liguria. La resa avviene mediante presentazione ai reparti partigiani più vicini con le consuete modalità e in primo luogo con la consegna delle armi»: per queste parole e per questa firma sono morte migliaia di persone. Ma finalmente si è arrivati alla resa.

Come vede onorevole Castelli noi liguri ci siamo sempre liberati da soli combattendo con onore e coraggio le battaglie.
Oggi come ieri pronti a lottare per la nostra terra la nostra dignità.
Per cui lo diciamo in Ligure con traduzione per i non liguri come lei :
Vâ ciù un zeneise inte un dio che un foestê cäsou e vestio
Traduzione: Vale più un Genovese in un dito che un forestiero calzato e vestito.
Libereremo la Liguria anche da chi l’ha governata male e ha calpestato il nostro orgoglio e la nostra dignità,chi ha umiliato il popolo ligure,e lo faremo lottando per noi i nostri figli e la nostra terra.
Spero che abbia capito chi siamo.
E scusi nessuno può venire a darci lezioni perché come si suol dire tornerà a casa con le pive nel sacco.
Insumma “se vedemmu” scignöo Castelli.

 

Roberto Paolino

Condividi

Lascia un commento