Lo scenario del cantiere? Un trionfo del kitsch post-industriale. Sotto le fasce sventrate, la spazzatura si distribuisce con eleganza casuale, quasi fosse una installazione artistica sul tema “fine di un paesaggio”. L’ascesa pedonale verso il campo sportivo della Natta – un tempo esercizio fisico e spirituale tra muretti a secco e ulivi – oggi si è trasformata in un percorso sensoriale nel degrado, con il fascino ruvido dell’abbandono dei rifiuti.
E se vi state chiedendo chi abbia autorizzato tutto ciò, tenete a bada la curiosità: i cartelli del cantiere sono scritti a mano e risultano completamente illeggibili. Un tocco vintage che sa di clandestinità urbanistica e anarchia edilizia.
Il capolavoro finale? Un grande cartello recita: “Case&Case vende posti auto”. Niente case, solo case per auto. Ma attenzione: forse siamo davanti a un gesto politico! Altro che speculazione edilizia… questa è una raffinata operazione antifascista: le fasce sono state soppresse! Si tratta di Resistenza (al verde), una nuova forma di lotta partigiana contro la dittatura della natura e il regime delle radici.
A quando un monumento al cemento ignoto? Magari proprio lì, su un bel posto auto con vista rifiuti.
Da questa immagina la zona è pure vincolata