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Celle Ligure. Lo scempio dei soliti noti

Quello che segue è il resoconto, molto, molto riassunto, di alcune operazioni giudicate illegittime dalle Autorità ma raccontate dagli Amministratori Comunali a voi cittadini come fulgidi esempi di legalità, trasparenza e ottima amministrazione. Menzogne sempre premiate con il voto.

PENNELLO BUFFÒU

Dell’appalto comunale si è occupata l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ma guarda!), ordinando un procedimento di indagine del Servizio Ispettivo, che si concluse con un pronunciamento definitivo ed inappellabile: il comportamento dell’Autorità appaltante (il Comune) “si configura in palese violazione delle regole con significative modifiche alle lavorazioni di contratto … con variazioni qualitativo-quantitative … l’inquadramento della prima perizia di variante non appare confacente alla disposizione normativa”. La palese violazione delle leggi, le variazioni qualitativo-quantitative  in negativo, la variante non confacente alle norme SONO GRAVI ILLEGITTIMITÀ. ( Vedere  QUI  alcuni particolari dell’appalto – sono IMPORTANTI).

Il pronunciamento si concludeva con una richiesta terribile: “si chiede di conoscere le misure che codesta Stazione appaltante (il Comune) intende adottare per evitare il ripetersi dei fenomeni evidenziati”.

Il Comune non ha mai trasmesso il pronunciamento alla Magistratura e non ha mai risposto alla richiesta dell’Anticorruzione.

L’impresa era la CO.FO.R di Reggio Calabria. In sentenza è scritto che  era nata per sostituire la GIENNE Costruzioni, colpita da provvedimenti antimafia, di proprietà dei fratelli Guarnaccia e del loro cognato Sebastiano Nocera, il quale è stato condannato in un primo processo a 14 anni di reclusione per tentato omicidio ed in un maxiprocesso successivo all’ergastolo con isolamento diurno per quattro omicidi e per aver costituito “una struttura armata di tipo mafiosodenominata ‘COSCA ROSMINI’.

L’impresa CO.FO.R ha subappaltato i lavori del Pennello Buffoü all’impresa SCAVOTER della Famiglia Fotia; Pietro e Francesco Fotia sono stati condannati dal Tribunale di Savona per turbativa d’asta (ma guarda!) aggravata dal metodo mafioso.

Sindaco era REMO ZUNINO

Assessore al Lavori Pubblici era CATERINA MORDEGLIA

Responsabile del procedimento era FRANCO ZUNINO

RILEVATO FERROVIARIO

L’operazione fu realizzata dall’impresa Pietro Pesce SpA di Cogoleto e vide un aumento di volumi di due volte e mezzo, nonché l’edificazione di un piano in più.  Al geometra comunale che denunciò l’irregolarità non fu rinnovata dal Sindaco la responsabilità dell’Ufficio. Intervenne il Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri che sequestrò il cantiere; fu ordinato di chiudere il piano e interrarlo, cosa che fu fatta dall’impresa con un discreto quantitativo di terra. Piovve e ai piedi dei cumuli di terra si formò un gran pozza d’acqua di colore giallo, simile a quelle dello stabilimento Stoppani di Cogoleto.

Nel cantiere del Rilevato fu fotografato un fusto con la scritta COFOR. La COFOR stava costruendo il pennello  BUFFÒU ed altri pennelli a Cogoleto, dove aveva aperto una sua sede e dove aveva sede la Pietro Pesce. A Cogoleto la Stoppani utilizzava la cava del Molinetto, di proprietà di Pietro Pesce, per deposito dei suoi residui di lavorazione, fra i quali il famigerato cromo esavalente.

Il Sindaco continuò a sostenere l’assoluta regolarità dell’edificazione, la quale fu portata a compimento.

Dopo la fine lavori l’Ufficio Abusivismo della Provincia, delegato dalla Regione, si pronunciò in via definitiva dichiarando l’operazione edilizia TOTALMENTE ABUSIVA per illegittimità dei permessi di costruire, ma non ordinò la demolizione perché il danno per l’impresa sarebbe stato eccessivo. Ordinò, però, di trasmettere il pronunciamento alla Magistratura per i provvedimenti conseguenti, anche in ordine alla pozza d’acqua. Non risulta che tale pronunciamento sia mai stato trasmesso.

Pietro Pesce fu sorpreso dai Carabinieri a versare in un corso d’acqua dei fanghi di cromo esavalente durante una piena del torrente. Lo stesso Pesce ha patteggiato per aver corrotto l’allora Sindaco di Albissola Marina con 49.000 € per una pratica edilizia; il suo capocantiere di Celle ed il suddetto Sindaco sono stati condannati a due anni e due anni e sei mesi.

Sindaco era REMO ZUNINO

Assessore all’Urbanistica era GIOVANNI PASTORINO

Assessore ai Lavori Pubblici era CATERINA MORDEGLIA

Responsabile del procedimento fino all’approvazione e Ingegnere Capo era FRANCO ZUNINO.

RISPOSTA ALL’ANTICORRUZIONE

I consiglieri di opposizione, visto che il precedente Sindaco, Remo Zunino, non aveva risposto all’Autorità Anticorruzione e che il Sindaco successivo non aveva intenzione di farlo, chiesero la convocazione del Consiglio comunale per deliberare l’adozione di un Regolamento degli Appalti e inviarlo all’Autorità quale risposta. La Responsabile del procedimento si rifiutò di fare l’istruttoria, obbligatoria per legge, e il consiglio comunale non deliberò alcunché. Il Sindaco non adottò alcun provvedimento, come obbligatorio.

Sindaco era RENATO ZUNINO

Assessore ai Lavori Pubblici era CATERINA MORDEGLIA

Consigliere comunale era NICOLÒ PESCIO.

Luigi Bertoldi

(Continua)

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