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Caviglione, Ghirga e assocarboni

IL DOTTOR MARCO CAVIGLIONE, CONSIGLIERE PROVINCIALE, ATTONITO DALLE DICHIARAZIONI DEL VICE PRESIDENTE DI ASSOCARBONI, ANZICHE’ REPLICARE DIRETTAMENTE PREFERISCE FAR RISPONDERE AL PROF. GIOVANNI GHIRGA ESPERTO IN MATERIA A LIVELLO NAZIONALE

Dopo aver letto attonito (ma senza sorprendermi più di tanto, conoscendo il soggetto) le parole del vicepresidente di Assocarboni…leggi… anziché replicare direttamente, come più di una volta ho fatto in passato, e senza neanche “interpellare” autorevoli rappresentanti dell’ambientalismo locale (come ad esempio i Dott. Fadda e Torcello del Moda), che in più occasioni si sono espressi sull’argomento, ho preferito rivolgermi ad uno degli esponenti più competenti e preparati in materia a livello nazionale, il Dott. Giovanni Ghirga, pediatra del ospedale San Paolo di Civitavecchia e  referente del ISDE -International Society of Doctors for the Environment – Sezione Alto Lazio, che ho avuto la fortuna di ascoltare direttamente in più di un convegno sull’ambiente, sia esso medico-scientifico che rivolto alla popolazione.

Concordo in toto sulle sue parole, a parte forse l’aspetto climatico (per me l’attività solare è più influente di quanto non siano le emissioni antropiche di CO2, e ora stiamo andando verso un minimo solare), che tuttavia è assai  meno rilevante di quello medico-ambientale, seppure spesso e volentieri i mass media preferiscano previlegiare il primo al secondo, sminuendo un poco, a mio modo divedere, le giuste e sacrosante iniziative dei movimenti ambientalisti.

Marco Caviglione

LA REPLICA DEL PROFESSOR GHIRGA

Cortese Redazione risulta troppo facile difendere l’uso del carbone nella produzione energetica da chi ne trae un grande guadagno economico. Ci sono numerosi aspetti che lasciano attoniti su come si possa sbandierare l’utilità per la popolazione italiana dell’uso di questo sporco combustibile. Ci sono numerose centrali a carbone in Europa, lo sappiamo benissimo, PURTROPPO. L’inquinamento industriale in Europa costa infatti, nel complesso, quasi 170 miliardi di euro per danni alla salute e all’ambiente e la produzione energetica rappresenta la fonte industriale maggiormente responsabile di questi effetti negativi (leggi).

Ogni anno in Italia, per la sanità, si spendono circa 110 miliardi di euro (leggi) e l’inquinamento può causare fino all’ 8-9 % di tutte le malattie (3).

Si comprende, dunque, come all’immenso danno morale e fisico della malattia si aggiunga un rilevante danno economico che lo stato non può assolutamente subire. Questi dati suggeriscono che, quando si presenta un progetto di un impianto industriale inquinante, insieme ai costi di costruzione e di esercizio, si dovrebbe presentare UN RESOCONTO DEI POSSIBILI COSTI PER DANNI ALLA SALUTE E ALL’AMBIENTE causati dalle emissioni durante la fase di esercizio dell’impianto stesso (leggi).

Tale spesa, la cui determinazione è oggi possibile grazie a importanti studi della Commissione Europea, dovrebbe essere completamente a carico dell’azienda che presenta il progetto e non del Sistema Sanitario Nazionale. Prima di pensare all’utilità di un mix energetico è fondamentale chiarire agli italiani quale è il fabbisogno energetico del paese. Consultando i dati pubblicati dal gestore della rete elettrica nazionale (TERNA) si scopre che l’Italia dal punto di vista energetico è tecnicamente più che autosufficiente. Le nostre centrali (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche) sono in grado di sviluppare una potenza totale di circa 120 GW, contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell’estate 2007). Il picco di richiesta di ieri, durato solo alcune ore, è stato di 44 GW (leggi). Non c’è dunque bisogno di energia.

Certo, importiamo energia dall’estero, ma lo facciamo solo per motivi economici. Conviene infatti, soprattutto di notte, quando l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari che strutturalmente non riescono a modulare la potenza prodotta, costa molto meno perché l’offerta (che più o meno rimane costante) supera la domanda (che di notte scende). In Italia, quindi, le centrali meno efficienti di notte vengono messe a riposo proprio perché diventa più conveniente comprare elettricità dall’estero. Paragonare poi le emissioni delle centrali a gas con quelle del carbone lascia veramente l’amaro in bocca. La combustione del carbone emette nell’atmosfera arsenico, mercurio, nickel, piombo, diossine e tanti altri elementi e sostanze tossiche che lo rendono non paragonabile minimamente al gas. Oltre ad essere in gran parte cancerogeni, questi inquinanti, anche a dosi incredibilmente basse, possono causare danni al sistema nervoso in via di accrescimento che si possono manifestare con turbe del carattere, ritardo mentale, turbe del linguaggio, riduzione della capacità scolastica, turbe della sfera emotiva, ecc. (6).

Questi tossici hanno inoltre la capacità di modificare l’espressione genetica.

Tale modifica può predisporre a malattie croniche come il diabete, l’arteriosclerosi e il cancro che possono manifestarsi decine e decine di anni dopo ed essere trasmesse alle generazioni successive (7)

. Anche per il numero del personale impiegato il carbone riceve un KO. Le persone utilizzate nell’uso di questo sporco combustibile sono solo una piccola parte di quelle che, in paesi come la Germania, sono impiegate nell’energia verde (8).

IL CARBONE è il maggior responsabile dell’EFFETTO SERRA. La sua combustione provoca sia le maggiori emissioni di CO2, il gas responsabile in misura maggiore, che grandi emissioni di materiale particolato, il secondo in ordine di importanza causale dopo la CO2 stessa (9).

Piccole centrali a gas ad alta efficienza, distribuite in modo più o meno uniforme su tutto il territorio nazionale a seconda del fabbisogno energetico, sono complementari ad un’energica spinta nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Nessuno crede più ai complimenti che l’oste fa al vino che vende soprattutto quando si conosce la provenienza dell’uva …

3) Briggs D. Environmental pollution and the global burden of disease. Br Med Bull. 2003;68:1-24.

6) Grandjean, PJ Landrigan. Developmental neurotoxicity of industrial chemicals. Lancet. 2006;16;368:2167-78.

7LEGGIMarlene Kratzat et al., Erneuerbare Energien: Brutto¬beschäftigung 2006 (Stuttgart, Berlin, and Osna¬brück: Zentrum für Sonnenenergie und Wasserstoff-Forschung Baden-Württemberg, Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung, Deutsches Zentrum für Luft- und Raumfahrt, and Gesellschaft für wirts¬chaftliche Strukturforschung, 2007.

9) N. D. Loh et al. Fractal morphology, imaging and mass spectrometry of single aerosol particles in flight. Nature, 2012; 486 (7404): 513 .

Giovanni Ghirga

 

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