Su 11 casi analizzati da Orsi, ben 8 contenevano errori riconducibili alla società di riscossione. Questo dato, che potrebbe sembrare marginale rispetto ai 6.000 accertamenti inviati, sottolinea un problema sistemico: la fiducia dei cittadini nei confronti dell’amministrazione è messa a rischio quando questi si vedono costretti a giustificare la loro innocenza di fronte a richieste fiscali errate. Ancora più preoccupante è il fatto che alcuni cittadini, probabilmente meno avvezzi a verificare dettagli complessi, abbiano pagato somme non dovute. Questo comportamento non solo crea un danno economico immediato, ma alimenta un senso di sfiducia generale nei confronti dell’intero sistema fiscale.
Orsi ha sottolineato che la decisione di esternalizzare il servizio, anziché reintegrarlo all’interno dell’ente pubblico, rappresenta una delle radici del problema. Se da un lato l’assessore al bilancio Silvio Auxilia ha ricordato l’importanza dell’attività di riscossione per arginare l’evasione fiscale, dall’altro i frequenti errori evidenziano un deficit di controllo e responsabilità. È significativo che Auxilia stesso abbia ammesso l’entità degli errori, pur minimizzandoli in relazione al volume complessivo delle operazioni.
Un altro aspetto da considerare è la logica che sottende l’operato di Andreani. Mentre Auxilia insiste sull’importanza della riscossione per garantire equità sociale e risorse per il Comune, gli errori ripetuti rischiano di minare proprio quel principio di giustizia fiscale che si vorrebbe tutelare. La pressione fiscale sui cittadini, unita all’insicurezza riguardo la correttezza delle richieste, potrebbe paradossalmente alimentare l’evasione invece di ridurla.
L’iniziativa di Fabio Orsi di portare il tema in commissione consiliare e di presentare un’interpellanza rappresenta un segnale importante per cercare di fare chiarezza su questa vicenda. Tuttavia, la vera sfida sarà ottenere un cambiamento concreto nelle modalità di gestione del servizio. L’amministrazione dovrà rispondere non solo con rassicurazioni, ma con misure concrete per prevenire ulteriori errori e ripristinare la fiducia dei cittadini.
La vicenda delle cartelle pazze solleva interrogativi profondi sulla relazione tra cittadino e amministrazione. Se è vero che l’evasione fiscale rappresenta un problema grave, altrettanto lo è un sistema che tratta i contribuenti come potenziali colpevoli senza una verifica accurata delle proprie richieste. L’azione di Fabio Orsi si configura non solo come un atto di opposizione, ma come un tentativo di riportare al centro del dibattito il rispetto per il cittadino e la trasparenza amministrativa. Una lezione che, forse, dovrebbe essere presa a modello da tutte le amministrazioni locali.