Caro Beppe, le tue sono osservazioni molto interessanti, e largamente condivisibili (a parte l’accenno allo “strumento inconsapevole” che mi richiama alla mente uno squallido affare di case comprate all'”insaputa” del proprietario). Ma che c’azzeccano con la mia nota (che ti prego di rileggere)? Io non ho mai detto, né scritto, né pensato che la realizzazione del biodigestore sia un problema solo tecnico. Tant’è vero che, correndo il rischio della banalità, sintetizzo l’essenza del problema in due domande che potrei definire “universali” perché vogliono comprendere ogni aspetto, sia tecnico che politico, sociale, economico, di opportunità, ecc.., non escluso un criterio di accettabilità generale. Le ricordo qui: 1) il progetto presentato è utile anche alla comunità, oltre che ai promotori? Se no, perché. Se sì, come 2) il progetto presenta aspetti non condivisibili che si possono migliorare? Se no, perché. Se sì, come. Se queste sono domande esclusivamente tecniche io, come minimo, ho sbagliato mestiere. Sono domande a largo spettro, che più largo non si può se non si vuole disperderne il contenuto, e che prevedono risposte, se si vogliono dare, articolate su ogni versante. Leggere una richiesta d’esclusività o, comunque, riuscire a vedere un orientamento specialistico in queste righe mi sembra davvero grottesco o, quanto meno, opera notturna di decifratori del KGB. Piuttosto, credo che trascurare la fase tecnica propedeutica per puntare sull’aspetto politico voglia dire rinunciare, oltre alla completezza della valutazione che credo assolutamente indispensabile, anche ad un più ampio ventaglio di possibilità di far valere le proprie ragioni. Ciao ciao Giulio