CALCIO GIOVANILE.
UN ALLENATORE NON DOVREBBE SOLO INSEGNARE A GIOCARE
Un fatto grave domenica a Finale Ligure durante un torneo
Praticare uno sport è molto importante e utile per i ragazzi, ma tutto dovrebbe rimanere nell’ambito del divertimento e lasciare l’agonismo sfrenato ai professionisti.
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C’è poi il grosso problema che negli sport non professionistici c’è poca assistenza sanitaria, il più delle volte tutto è affidato alla responsabilità dell’allenatore, se questa è scarsa ed abbinata all’ignoranza i risultati possono essere pericolosi, anche per l’incolumità stessa dei ragazzi.
Domenica a Finale ligure in un torneo di calcio giovanile un portiere di 14 anni colpito malamente alla testa da un avversario si è sentito male ma è stato completamente ignorato dal suo allenatore, che non ha capito la situazione di possibile pericolo, sottovalutando il trauma alla testa e, anzi, rimproverando il giocatore spronandolo a continuare a giocare, per poi farlo sedere in panchina, in stato confusionale, senza degnarlo di uno sguardo. Se non è successo niente di drammatico è grazie a un milite dell’ambulanza che ha portato il ragazzo al pronto soccorso.
Sappiamo che non tutti gli allenatori sono così incoscienti, anzi, tra di loro ci sono persone preparate e psicologicamente allenate a trattare con adolescenti. Nel caso sopra descritto vogliamo credere che gli “scatti d’ira” e le “imprecazioni” dell’allenatore rivolti ai ragazzi siano solo il frutto di ignoranza e “voglia” di fare bene; in ogni caso, non è scusabile perché non educa i ragazzi e col suo atteggiamento non fa altro che demotivarli.
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