Cairo e Carcare, così lontane così vicine. Silenziano le opposizioni mettendo i Consigli comunali in orari di lavoro

Primo e secondo Comune della Val Bormida per numero di abitanti, Cairo Montenotte e Carcare, nonostante le grandi ambizioni dei loro sindaci, restano pur sempre piccoli centri sotto i 15.000 abitanti. Eppure, negli ultimi mesi, entrambi sembrano aver trovato un’inedita convergenza su un aspetto non proprio secondario della vita politica locale: la convocazione dei Consigli Comunali in orari mattutini, durante la fascia lavorativa.

Una strategia che non sembra affatto casuale. La scelta di riunire i consigli comunali in orari lavorativi e, ovviamente, in giorni feriali, ha un effetto chiaro e diretto: ridurre al minimo la partecipazione di coloro che, avendo impegni professionali, danno difficoltà a presenziare. In parallelo, questa prassi limita il confronto dialettico e politico, di fatto silenziando le opposizioni.

Non a caso, la “convocazione all’alba”, come l’ha definita La Stampa, aveva già suscitato la protesta della consigliera di minoranza a Cairo, Maria Teresa Ferrari. Quest’ultima aveva sollevato una questione più che ragionevole: non sarebbe più logico convocare le riunioni in orari accessibili e su un numero maggiore di punti all’ordine del giorno, anche per ottimizzare i costi amministrativi del Comune?

Ma il sindaco di Cairo, Paolo Lambertini, sembra voler continuare su questa linea, mantenendo le sedute del Consiglio Comunale al mattino, rendendo difficile per alcuni consiglieri adempiere alle proprie funzioni istituzionali.

La stessa situazione si sta ripetendo a Carcare. Il 26 marzo, infatti, il Consiglio Comunale si riunirà alle 8:30 del mattino, con la conseguente protesta del gruppo di minoranza Insieme per Carcare. I consiglieri Stefania Resio e Christian De Vecchi hanno manifestato il loro dissenso, sottolineando come gli impegni amministrativi non dovrebbero ostacolare quelli professionali, se non in situazioni di effettiva necessità…leggi

Questa scelta, dunque, solleva interrogativi non solo sulla trasparenza, ma anche sulla reale volontà di garantire una dialettica democratica all’interno delle istituzioni locali. Se la politica è confronto e partecipazione, non dovrebbe essere costruita su regole che limitano la voce dell’opposizione e dei cittadini.

In un periodo in cui la fiducia nelle istituzioni è già messa a dura prova da un crescente astensionismo e disinteresse verso la politica, simili scelte amministrative rischiano di amplificare la distanza tra cittadini e rappresentanza, trasformando i Consigli Comunali in appuntamenti tecnici, privi del confronto necessario per la democrazia locale.

Condividi

Lascia un commento