BRUCIARE I COMBUSTIBILI DA RIFIUTI CSS NELLE CENTRALI A CARBONE

 
BRUCIARE I COMBUSTIBILI DA RIFIUTI CSS NELLE CENTRALI A CARBONE O RACCOLTA DIFFERENZIATA SPINTA CON VANTAGGIO ECONOMICO PER I CITTADINI?
La produzione di CDR-CSS (combustibili solidi secondari da rifiuti) è stata progettata dalla Provincia di Savona in data 28/07/2011 con la delibera “Ampliamento della discarica del Boscaccio” grazie anche all’ impiego del vagliatore dei rifiuti indifferenziati che presto sarà costruito in tale discarica, ed è stata pianificata nel Piano provinciale Rifiuti di Savona nella discarica del Boscaccio di Vado (Savona) nella quantità di circa 40.000 tonnellate/anno.
L’incenerimento dello stesso CDR-CSS è previsto in centrali a carbone come si legge a pag. 170 di tale Piano Provinciale oggi in vigore.
Inoltre Il CSS (Combustibile solido secondario) ottenuto dalla selezione dell’ “indifferenziato” dei rifiuti e dal digestato anaerobico dei rifiuti organici, é previsto nel Piano Regionale Rifiuti del Dicembre 2013 in quantità di circa 140.000 tonnellate/anno al 2020 (Fig. 38 pag. 212). La LEGGE ITALIANA….
PREVEDE LA COMBUSTIONE DI RIFIUTO CSS IN IMPIANTI DI COINCENERIMENTO COME LE CENTRALI A CARBONE IN REGIME DI AIA come indicato nei Decreti MATTM 14/02/2013 e MATTM 20/03/2013. 

Ricordiamo che tecnicamente è possibile bruciare il combustibile da rifiuti CSS solo negli impianti termoelettrici a carbone ma non in quelli a gas.

Il pericolo della combustione di CSS in centrali a carbone è dunque altissimo per la produzione di diossine e metalli pesanti nell’aria in quantità maggiori di un pur pericoloso moderno inceneritore di rifiuti. Sulla scorta di quanto chiarito dalla Corte di Giustizia Europearelativa al CDR-Q, nella sentenza del 22 dicembre 2008 relativa alla causa C-283/07, risulta evidente che anche il CSS, il cui utilizzo è soggetto alle disposizioni in materia di incenerimento dei rifiuti, e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente.

Visto che il CSS potrà essere bruciato pericolosamente nelle centrali a carboni liguri, riportiamo quanto documentato nelle Osservazioni al Piano rifiuti regionale 2013 dall’ ISDE regionale : “L’uso del CDR (nella co-combustione Carbone+CDR) è correlato ad una costante maggiore emissione di ammoniaca, cloro, mercurio, idrocarburi policiclici aromatici totali, diossine e furani, rispetto alla combustione di solo carbone. La quantità di diossine immessa nell’ambiente a seguito della co-combustione di CDR è molto elevata, tale da peggiorare significativamente l’emissione totale di diossine dalla centrale, che da una “produzione” di diossine da 1,6 ng per tonnellata di combustibile passa a 13 ÷ 40 nanogrammi per tonnellata di combustibile bruciato (carbone + CDR). ( tratto da “Gestione dei rifiuti e Rischi per la Salute” EMS 2009-Federico Valerio-Giovanni Vantaggi)”… a proposito di combustione dei rifiuti ricordiamo quanto pubblicato da “Il Sole 24 ore” del 16/03/1996 “…già ora una buona quantità di spazzatura di Milano parte segretamente e viene bruciata in via sperimentale nelle centrali Enel a carbone di Vado Ligure (Savona) e Fusina (Venezia-Marghera)”

Ricordiamo inoltre una pressochè totale assenza di raccolta differenziata regionale vergognosamente intorno al 30%, a Savona addirittura del 20%, contro valori di almeno il 65% previsti dalla normativa in vigore. Tra le numerose esperienze relative ad un moderno trattamento dei rifiuti, che esclude ogni tipo di combustione, citiamo i Comuni di Colorno e Ponte nelle Alpi i cui assessori all’Ambiente hanno dato l’esempio di una buona Amministrazione pubblica con il passaggio in un solo mese dal 23% all’80% di raccolta differenziata fino ad arrivare al 91% di oggi con un risparmio economico di ben 430.000 euro/anno, investiti in lavoro, occupazione e servizi. Un miracolo? No, semplici Amministratori devoti al territorio e alla cosa pubblica….come qui a Savona, Vado e in Liguria? (Vedi allegato).

Considerata la realistica possibilità di bruciare CSS nei gruppi a carbone della Centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado, definita dalla Commissione Scientifica di Spotorno e dall’Istituto superiore di Sanità già dal 1988 “Centrale in città” perchè ubicata in pieno centro abitato, ci preme evidenziare quanto annunciato l’ad di Enel Francesco Starace nel corso di un’audizione alla commissione Industria del Senato, entrando nel merito dei progetti sulle 23 centrali su cui devono essere prese decisioni perché non più sostenibili dalla società. 

Le centrali Enel di Genova, Bari e Livorno “non sono più pensabili come siti produttivi, perché si trovano dentro agglomerati urbani, quindi non c’è possibilità di riconversione a nessuna tecnologia: faremo quindi partire processi di dialogo con il territorio”.

Vorremmo che tale considerazione valesse anche per la centrale a carbone Tirreno Power di Vado mentre invece il Presidente della Liguria Burlando continua a sostenere la combustione del carbone a Vado mentre annuncia la prossima chiusura della centrale a carbone Enel a Genova. Perchè due pesi e due misure? 

CI ALLARMANO I TENTATIVI PER CONCEDERE A TIRRENO POWER DI VADO UNA AIA CHE NON RISPETTI I LIMITI DI LEGGE DI EMISSIONE DEI FUMI INQUINANTI DI QUESTA “CENTRALE IN CITTA’ ” E RIBADIAMO ANCORA UNA VOLTA LA NECESSITA’ DI METANIZZAZIONE COMPLETA E DEPOTENZIAMENTO CON LA CHIUSURA IMMEDIATA DEGLI OBSOLETI GRUPPI A CARBONE NON PIU’ RISTRUTTURABILI CON LE MIGLIORI TECNOLOGIE DISPONIBILI (B.AT.) COME GIA’ RICHIESTO NEL 1988 DALLA COMMISSIONE SCIENTIFICA DI SPOTORNO E DALL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’ E COME VOTATO ALL’UNANIMITA’ DAL 1990 FINO AL 2007 DAI COMUNI DI VADO, QUILIANO, PROVINCIA DI SAVONA (per ben 2 volte) e COMUNE DI SAVONA, MA MAI ATTUATO.

A coloro infine che ritengono che quella di Vado sia “ una centrale importante per il territorio e per il sistema energetico italiano”, chiediamo che rimborsino ai cittadini i “costi esterni” di questa “centrale in città” a carbone, che sarebbero valutati secondo le stime Externe della Unione Europea in almeno 140 milioni di euro/anno (più di 5 miliardi di euro se si considerano 40 anni di combustione del carbone), e che li ripaghino anche dei costi umani in termini di mortalità precoce che sarebbero stimati da Greenpeace in circa 54 morti/anno. Secondo studi epidemiologici della Procura di Savona la centrale di Vado sarebbe responsabile della morte di circa 442 persone fra il 2000 e il 2007, di 1.700-2.000 ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cardiovascolari e 450 ricoveri di bambini per patologie respiratorie e attacchi d’asma fra il 2005 e il 2012

Savona, 14 Novembre 2014

Dr. Virginio Fadda

Dr. Agostino Torcello

MODA Savona

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