In un clima già segnato dalla recente vicenda della petroliera colpita da due bombe in un attacco terroristico, l’improvvisa cessazione della corrente ha fatto temere il peggio.
La memoria è ancora fresca di quel drammatico episodio avvenuto solo un mese fa, quando due ordigni hanno squarciato una nave ormeggiata nella rada di Vado, scatenando il panico…leggi.
Per questo, nel momento in cui le luci si sono spente e le attività si sono bloccate, l’ansia è rapidamente salita.
Fortunatamente, questa volta nessuna minaccia esplosiva: il blackout pare sia stato causato da un errore umano. Durante i lavori sul ponte del fiume Segno, gli operai avrebbero inavvertitamente tranciato i cavi elettrici che alimentano il pontile, interrompendo improvvisamente la fornitura di energia. Il guasto, una volta individuato, è stato riparato e la situazione è tornata alla normalità.
Resta, però, un interrogativo: come è possibile che un’infrastruttura strategica come il pontile di Vado sia così vulnerabile a un semplice incidente di cantiere? L’episodio, pur senza conseguenze gravi, solleva ancora una volta la questione della sicurezza e della gestione delle reti critiche. Se un errore umano può mettere fuori uso un’intera area operativa, cosa potrebbe accadere in caso di un sabotaggio intenzionale?
Nel frattempo, il porto e il pontile hanno ripreso la loro attività, mentre la comunità locale tira un sospiro di sollievo. Ma dopo due incidenti ravvicinati, la sensazione di vulnerabilità resta.