bike-sharing

In città

Anche in centro città un tempo le strade servivano principalmente per il transito da un luogo all’altro di veicoli a due o quattro ruote mossi da uomini o animali e di qualche mezzo a motore; i marciapiedi erano per i pedoni, per la marcia-a-piedi appunto.

Oggi le strade in centro servono per la sosta dei veicoli a motore e il transito di quelli in cerca di uno spazio per fermarsi: chi non ha questa necessità solitamente evita di passare in auto per il centro. Ci passa anche qualche ciclista, a suo rischio e pericolo: per i pedoni ci sono i marciapiedi, le piste ciclabili quasi mai.

Mi immagino come poteva essere il piccolo centro ottocentesco di Savona, con belle strade trafficate e larghe. Ora sono ristrette dalle auto posteggiate e i veicoli possono ancora andare da qui a là, ma non viceversa per via dei divieti e dei sensi unici.

Savona è una piccola città in riva al mare; il suo centro storico è in piano ma è cresciuta in piano solo lungo le rive del fiume e del mare, in (ripida) collina altrove: Ospedale, Comando Vigili Urbani, Biblioteca sono su cucuzzoli.

Nel comune è da qualche tempo attivo Bicincittà, un servizio di bici-a-nolo dagli italiani detto “bike-sharing”: mi piacerebbe proprio conoscere quale successo ha avuto. Se non vado a piedi uso la bici, quasi mai l’auto: a piedi in centro, in bici in periferia e provincia, in auto altrove. Non so se chi ha voluto il Bicincittà ha provato a usarla, la bici: lo vorrei vederlo salire alla Villetta, al Polisportivo o a uno di quei posti in collina. Ma vorrei anche vedere come se la cava in pianura. Uno rispettoso delle regole non dovrebbe viaggiare in senso vietato o sui marciapiedi e così o passa all’illegalità o per andare da un posto a uno lontano 100 metri ne fa almeno 300.

I marciapiedi dovrebbero essere riservati ai pedoni, ma sono spesso usati anche da ciclisti; viceversa le pseudo piste ciclabili sono altrettanto spesso usate dai pedoni. Pericolosità  delle strade e sensi vietati invogliano i ciclisti

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