Un ritocco, è bene ricordarlo, che arriva dopo cinque anni di immobilità: l’ultima modifica risaliva infatti al 2018. Questa nuova entrata, secondo le intenzioni, dovrebbe servire a “incrementare ulteriormente la promozione dell’intero comprensorio savonese”. Insomma, una sorta di investimento per attirare più turisti… che però parte dal presupposto di far pagare un po’ di più quelli che già ci sono.
Le nuove tariffe seguono un criterio a scalare, con ogni categoria di struttura che si allinea a quella superiore. Ecco i dettagli:
Hotel a 1 stella: da 50 centesimi a 70 centesimi per notte.
Hotel a 2 stelle: da 70 centesimi a 1 euro.
Hotel a 3 stelle: da 1 euro a 1,5 euro.
Hotel a 4 stelle o più: da 1,5 euro a 2 euro.
Rimangono invariati i criteri e le modalità di applicazione: il balzello si pagherà solo per i primi cinque giorni di permanenza e limitatamente al periodo compreso tra aprile e ottobre. Un piccolo “contentino” per turisti e residenti, forse, ma sufficiente a calmare le acque?
Ora spetta ai singoli Comuni approvare le nuove tariffe nei rispettivi consigli comunali. La decisione ha sollevato perplessità non tanto per l’entità degli aumenti – tutto sommato contenuti – quanto per il principio: si può davvero parlare di promozione territoriale quando si comincia da un rincaro per i visitatori?
Certo, è facile immaginare come i turisti, una volta affacciati sulle coste liguri o immersi nei borghi medievali dell’entroterra, possano chiudere un occhio su quei 50 centesimi in più. Ma resta il dubbio: saranno altrettanto indulgenti quando si troveranno a pagare un caffè 2 euro e una focaccia 3?
Gli amministratori locali assicurano che il maggior gettito sarà utilizzato per promuovere il territorio. La speranza è che questa promessa si concretizzi in iniziative tangibili, e non finisca per alimentare l’ormai proverbiale “turismo dei convegni”, con brochure e slide da 5 stelle che poi restano chiuse in un cassetto.