L’AIA con le gambe corte Ci è stato segnalato un documento ufficiale apparso sul sito del Ministero dell’ Ambiente che riteniamo assolutamente clamoroso per la vicenda “centrale”: questa con nota del 31 gennaio 2012 “integra” la domanda di AIA già presentata nel 2007 in cui si parla di “AIA per il periodo transitorio”(sic)… |
Le leggi che regolano la materia ci paiono estremamente chiare, e tuttavia su questo tema si leggono e si ascoltano dichiarazioni le più varie e complesse (complessità voluta ad arte?) Noi abbiamo sentito autorevoli pareri legali e tecnici che ci hanno portato a formulare le seguenti considerazioni: La legge italiana e la normativa europea impongono che impianti come la centrale di Vado Quiliano siano sottoposti a procedura di AIA (autorizzazione integrata ambientale) affinché gli stessi impianti siano adeguati alla migliori tecnologie disponibili (con acronimo inglese BAT) onde contenere le emissioni Questa centrale (almeno dal 2007, data della domanda) risulta sprovvista di tale autorizzazione e quindi da almeno cinque anni non si sono realizzate le procedure AIA per il contenimento delle emissioni. Abbiamo segnalato più volte che, secondo noi, le amministrazioni avrebbero dovuto da tempo porre la questione in modo fermo ed ultimativo a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Ora nella delibera del dicembre 2011 con cui la Regione Liguria concede l’intesa per un altro gruppo a carbone da ben 460 MW è citato testualmente come condizione che “sia ripresentata da parte del proponente la domanda di AIA per il periodo transitorio per le sezioni esistenti”. Ci domandammo allora: “come mai viene chiesto all’azienda di ripresentare la domanda AIA per il periodo transitorio? Perché la Regione non impone da subito l’adeguamento alle migliori tecnologie disponibili, visto il ritardo risalente al 2007?” Sinceramente e molto ingenuamente pensammo ad una reiterazione, per sottolineare la necessità dell’AIA a tutela dei cittadini. Leggemmo poi numerosi commenti di autorevoli amministratori e politici che ci suonavano più o meno così: “tranquilli, prima del nuovo impianto sarà fatto l’adeguamento AIA ai vecchi gruppi, non possiamo mica tenerci questo inquinamento (definito anche “colossale”)”. Oggi apprendiamo da un documento ufficiale risalente al 31 gennaio 2012 che la centrale formula una nuova richiesta di AIA “in coerenza con quanto previsto dalla Regione Liguria” in cui si parla, tra gli altri, di interventi per gli ossidi di zolfo che “consentiranno di rispettare nel periodo transitorio, antecedente il completo rifacimento delle unità esistenti, il limite di 350 mg/Nm3” per SOx. Riassumendo, se abbiamo compreso bene, e vorremmo sinceramente essere smentiti, la Regione Liguria nella delibera, invece di pretendere una ottemperanza dovuta da anni sui vecchi impianti, ha inserito una terminologia nuova “AIA per il periodo transitorio”. (Ci domandiamo per quale motivo la Regione abbia preso l’iniziativa di condizionare/adeguare/limitare una procedura ben definita per legge nazionale, credendo che ciò esuli dai suoi poteri). Quindi, ripetiamo, se abbiamo compreso bene, ci terremo i vecchi gruppi (per cui il presidente della regione ha parlato di inquinamento colossale), ancora per molti anni. Infatti il limite proposto per i fantomatico periodo transitorio ad esempio per SOx di 350 mg/Nm3, ci pare, dai diagrammi della stessa azienda, sovrapponibile ai quantitativi attualmente emessi come medie mensili e dichiarati dalla centrale. Ragionamento analogo per ossidi di azoto. Anche sulle polveri quello che viene proposto come il “conseguimento del limite di 20 mg/Nm3” in realtà corrisponderebbe ad un quantitativo addirittura superiore a quanto attualmente risulta dai diagrammi della azienda come media mensile (dich. ambientale 2010 pag 14 e 15). A questo punto chiederemo conto con tutti i mezzi legalmente consentiti ed in tutte le sedi di questa situazione che, riteniamo, condannerebbe il nostro territorio ancora per molti altri anni a subire un inquinamento dai vecchi gruppi a carbone 3 e 4 rispetto ai quali l’Ordine dei medici parla di “minaccia reale e consistente per la salute e per la vita dei cittadini della provincia di Savona” . Chiediamo con forza ai sindaci, nella loro veste di primi responsabili della tutela della salute pubblica di pretendere con ogni mezzo l’ottemperanza e l’applicazione da subito dell’AIA secondo la legge in vigore (e non secondo artificiose versioni “transitorie”) a tutela della popolazione che comunque ha già subìto per anni un inquinamento da impianti non adeguati alle migliori tecnologie disponibili e per evitare il procrastinarsi negli anni di questa incredibile situazione: conseguentemente chiediamo anche di procedere con i ricorsi amministrativi. Per quanto riguarda l’inopinata sottoscrizione accordi/convenzioni, ci permettiamo di ripetere quanto già espresso: qualora le Amministrazioni Comunali firmassero gli accordi che vengono loro proposti, darebbero di fatto il via libera al potenziamento, e rischierebbero quindi di vedere dichiarati improcedibili i ricorsi al TAR da essi già presentati, nonché di precludersi la possibilità di proporre altre impugnative contro il decreto approvativo del Ministero dello Sviluppo Economico di autorizzazione alla costruzione del nuovo impianto. Naturalmente, assumendosene ogni responsabilità, giuridica e morale. Uniti per la Salute ONLUS |