I sospetti su padre Melis circolavano già da tempo tra le famiglie che frequentavano la chiesa di Sant’Antonio da Padova a Finale Ligure, dove il sacerdote era parroco.
Per questo sorprende la lettera inviata dal Vescovo Marino ai parrocchiani, in cui pare distanziarsi dichiarando che padre Melis non è incardinato nella nostra diocesi, anche se celebrava la messa nella chiesa degli Scolopi a Finale. Il Vescovo ha sottolineato che quanto accaduto deve essere per ciascuno di noi e per la nostra Chiesa un’occasione di preghiera e conversione, pur in assenza di responsabilità personali. In sostanza, sembra affermare che non fosse a conoscenza dei fatti.
Più incisive le parole riportate dal SECOLOXIX di Don Giovanni Lupino, parroco della chiesa del Sacro Cuore di Savona, che si è sempre battuto contro la pedofilia nella Chiesa. Ha sottolineato che gli incarichi di padre Melis erano di grande delicatezza, responsabilità e prestigio, il che indica che aveva la massima fiducia dei suoi superiori, dei vescovi, delle commissioni nomine e dei consigli. Don Lupino si chiede dove fosse la conoscenza del candidato e dove fossero i meccanismi di vigilanza dei superiori.
Un’altra vicenda che scuote profondamente la Chiesa savonese