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Abusi sessuali di Padre Melis. La chiesa sorprendentemente ignara

Si aprono le porte del carcere per padre Andrea Melis, il sacerdote arrestato per violenza sessuale su minore. Il giudice per le indagini preliminari di Savona, dopo il trasferimento del fascicolo per competenza territoriale, ha inasprito la misura cautelare a seguito dei rilievi effettuati dai carabinieri. I militari avevano segnalato che la comunità indicata per gli arresti domiciliari, quella dei Padri Scolopi di Chiavari, non fosse adatta. La sua vicinanza a scuole elementari e a una scuola di danza, e quindi a bambini e adolescenti, rendeva la situazione potenzialmente pericolosa.
I sospetti su padre Melis circolavano già da tempo tra le famiglie che frequentavano la chiesa di Sant’Antonio da Padova a Finale Ligure, dove il sacerdote era parroco.
Per questo sorprende la lettera inviata dal Vescovo Marino ai parrocchiani, in cui pare distanziarsi dichiarando che padre Melis non è incardinato nella nostra diocesi, anche se celebrava la messa nella chiesa degli Scolopi a Finale. Il Vescovo ha sottolineato che quanto accaduto deve essere per ciascuno di noi e per la nostra Chiesa un’occasione di preghiera e conversione, pur in assenza di responsabilità personali. In sostanza, sembra affermare che non fosse a conoscenza dei fatti.
Più incisive le parole riportate dal SECOLOXIX di Don Giovanni Lupino, parroco della chiesa del Sacro Cuore di Savona, che si è sempre battuto contro la pedofilia nella Chiesa. Ha sottolineato che gli incarichi di padre Melis erano di grande delicatezza, responsabilità e prestigio, il che indica che aveva la massima fiducia dei suoi superiori, dei vescovi, delle commissioni nomine e dei consigli. Don Lupino si chiede dove fosse la conoscenza del candidato e dove fossero i meccanismi di vigilanza dei superiori.
Un’altra vicenda che scuote profondamente la Chiesa savonese

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