BELLE, BRUTTI E LIBERALISTI DA CASINO
Leggere su uno dei quotidiani più letti dai savonesi dichiarazioni secondo i quali la prostituzione “è un bisogno sociale perché uomini brutti non potrebbero altrimenti avvicinare belle ragazze” è una delle follie più consistenti mai apparse sui media dal tempo della loro nascita. Un atto di razzismo bello e buono che divide il mondo in belli e brutti confinando i secondi ad una vita di infelicità perché non potranno toccare seni e terga giovani e sode. Consegna alle donne, con un prepotente atto maschilista, la patente di idiozia assoluta considerandole tutte protagoniste di idioti talk show ed ai clienti quella di “pover’uomo in cerca di consacrazione per il proprio ego” invece di invitarli a risolvere quella che è una vera e propria patologia…
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Già ci costringe a “toccarci per vedere se ci siamo” la proposta del sindaco di Albenga di munire le prostitute di partita iva e bollettario, come fossero idraulici o grossisti di melanzane. Forse presto sui muri ingauni vedremo manifesti pubblicitari sei metri per tre, tanto cari ai nostri politici, promozionanti le migliori prestazioni al prezzo più basso o un bel “prendi tre servizietti e ne paghi due, soddisfatti o rimborsati”. Certo, c’è di buono che tutti i poliziotti e carabinieri da sempre duramente impegnati nel combattere un fenomeno secondo per reddito solamente al mercato della droga, quando toccherà ai loro colleghi della Finanza sorvegliare il corretto svolgimento delle pratiche tributarie delle prostitute potranno essere destinati ad altri incarichi risolvendo le disastrose carenze d’organico. Come gli immigrati, anche le donne che praticano il mestiere più antico del mondo vengono considerate alla stregua di merci accettate unicamente per quel che possono produrre. Nel complice silenzio di forze politiche che ululano proclami sinistrorsi e anche della chiesa. Si parla di legittimare la prostituzione senza comprenderne gli effetti devastanti, senza avere la più pallida idea di cosa ci sia dietro. Parlando di prostitute straniere, nella maggior parte dei casi si tratta di ragazze fatte venire in Italia con la promessa di una vita migliore. In particolare al 43% di esse era stato promesso un lavoro, nel 30% si tratta di clandestine, il 16% è stato vittima di rapimento nel proprio paese, il 4% è stato sequestrato in Italia ed, infine, è presente un 7-8% di donne sfruttate dai fidanzati. Le straniere provengono principalmente dall’Europa dell’Est (58%), dall’Africa (17%) e dal Sud America (32%). Negli ultimi tempi la prostituzione è stata “scoperta” come business anche dalla mafia cinese. Il racket nel savonese privilegia la messa in opera di appartamenti dove le prostitute esercitano la loro attività a rotazione e offrendo ai clienti un ricambio continuo di offerta. Nel 10% dei casi viene proposto un “pacchetto” sesso più cocaina, forse questo i baldi amministratori che propongono di unificare le categorie sfruttatori e imprenditori non lo mettono in conto. Come non mettono in conto che legalizzare la prostituzione limitandone i rischi legali spingerà tante ragazzine, schiave della società dell’immagine, ad avvicinarsi al mestiere “tanto qualche volta cosa vuoi che sia”. Si sta cercando di cancellare il senso etico, si stanno cercando nuove vie capaci di garantire stipendi principeschi ai politici, si sta cercando di massificare qualsiasi essere umano. E non mi si parli di bigottismo o scendo in picchiata e pianto il mio becco adunco sulla zucca di tutti questi liberalisti da casino.
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