Hockey

Il popolo dell’hockey continua a chiedersi
fino a quando dovrà aspettare.
Buona volontà di attendere e pazienza sono arrivati ai limiti

Quella del campo da hockey a Savona non è, ormai, soltanto una favola: è diventata un romanzo che, puntata dopo puntata, non finisce mai e che la “gente” è “stufa” di leggere. Autori e protagonisti, ormai, dicono sempre le stesse cose e, forse, non sanno nemmeno loro più cosa dire ai “lettori”. Ai lettori resta il rammarico che, almeno per il momento, il romanzo non è certo andato a lieto fine… anzi, non si intravvede nulla di roseo.

E pensare che quando la “collana” a puntate era iniziata, la trama sembrava essere interessante e bella, bella a tal punto da fare sperare una soluzione che oltre che essere logica e sportiva avrebbe risolto, anche se con decenni di ritardo, un cronico problema dello sport savonese nella olimpionica disciplina dell’hockey prato che tanto ha dato in passato e che tanto continua a dare alla nostra città di Savona. Ma, come sempre avviene nelle favole, qualche lupacchiotto arriva sempre a creare problemi e a far sì che il sogno non si avveri mai slittandone i tempi fino al punto di addormentare attori, protagonisti e lettori. Per farla breve, ci limitiamo a dire che il “popolo” dell’hockey non solo è in fibrillazione, ma è veramente sul piede di guerra, stanco di essere preso in giro e, soprattutto, stanco di non avere quelle certezze che devono essere alla base di ogni attività e di ogni programma sportivo che significa investimenti economici e sacrifici a iosa. Parliamo del popolo dell’hockey, perché l’hockey non sono solo “quattro gatti”: i gattini hanno prolificato e sono ormai tanti: sono gattini, però, affamati di giustizia e verità e non più delle solite scatolette ricche di inutili promesse e dei soliti discorsi fatti di parole e paroloni.

Ma se i gattini possono e devono essere protetti dalla “protezione animali” al popolo dell’hockey non resta che rivolgere all’Amministrazione Comunale di Savona che è la sola e l’unica ad affrontare e risolvere, una volta per tutte, la problematica di questo impianto sportivo in “erba sintetica” che, come la stazione ferroviaria di Savona degli anni 60, è ormai diventato la favola d’Italia. Gli hockeyisti lo sanno purtroppo molto bene girando l’Italia intera quando loro vien chiesto “a che punto sono i lavori del nuovo campo?”. I lavori? Quali? La realtà, ben più amara, peggio del fiele, è che un altro anno è stato perduto nella tempistica della realizzazione e con questo anno il totale ammonta a 23: ventitre sono gli anni in cui l’hockey attende che gli venga riconosciuto quanto gli spetta. Generazioni di giovani atleti sono e stanno invecchiando senza aver potuto calcare un campo ove giocare la loro disciplina.

Quante volte abbiamo detto e scritto che, bene o male, tutti gli sport a Savona hanno un loro impianto idoneo ove giocare e crescere i loro giovani che rappresentato il futuro dei club e dello sport savonese. L’hockey ancora nulla! E pensare che il popolo dell’hockey, come ormai tutti sanni, è sempre disponibilissimo a dividere l’impianto con altre realtà sportive cittadine, con il calcio, con gli anni delle scuole al mattino, con la partecipazione ai portatori di handicap. Giustissimo, infatti, è essere convinti che un impianto sportivo debba essere diviso e condiviso con altri: il denaro pubblico deve essere da tutti utilizzato e goduto. La Federazione Italiana Hockey, peraltro, convinta della solidità e della continuità del lavoro dei club savonesi (Liguria HC e Savona HC) offre l’intera spesa per l’acquisto e l’installazione del manto in erba sintetica manlevando il Comune da questa spesa che è di circa 150 mila euro.

E allora, cosa aspettiamo? Non mi dite che finirà come nel 1995, quando la Federazione Centrale dirottò il manto in sintetico a Brescia, proprio perché la città di Savona non era in grado di dare, dopo anni, una risposta sicura sulla realizzazione dell’impianto. Un’occasione incredibile che fu persa. Oggi il rischio è lo stesso, forse ancor peggio, anche perché, con i tempi che corrono, questo campo è l’ultimo che la Fih può comperare e mettere a disposizione della città convinta e decisa a fare l’impianto. Questi ritardi, questo tergiversare, questo continuare a non dare risposte chiare ha, certamente, dei responsabili che, forse politicamente, hanno la convenienza a che il progetto-hockey vada in fumo. Ma il popolo dell’hockey saprà ben valutare e verrà certamente il momento in cui sarà chiamato a esprimere il proprio voto e le proprie preferenze. Al momento non resta che attendere, molti dicono fiduciosi, io, di fiducia, ne ho molto poca, ormai, e con me sono in tanti a crederlo

Carlo Colla

Delegato Provinciale Fih

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