Emissioni di Tirreno Power = non solo inquinamento
Penso di non essere certo l’unico che al mattino, quando muove l’auto per recarsi al lavoro, nota che il parabrezza, e anche il lunotto posteriore, sono spesso più sporchi della sera precedente, e questo soprattutto nelle giornate di alta pressione e con poca ventilazione. Si ha solitamente una patina untuosa…
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…che alla prima impressione sembra terriccio, ma che ben presto assume i connotati di grasso. Se di notte si forma anche rugiada, o se l’umidità è molto elevata, la patina assume le caratteristiche di una fanghiglia, la cui
rimozione con semplice H2O risulta quasi impossibile. Quante volte, appena avviata la vettura, mentre sto per azionare lo spruzzo pulitore del parabrezza, mi trovo il veicolo che mi precede il quale sta azionando proprio il famoso spruzzo, che naturalmente arriva anche al mio parabrezza: la mia prima reazione è naturalmente quella di pensare: “Ma ha deciso solo ora di pulire il suo parabrezza?”. Evidentemente no, si trova nelle mie stesse condizioni. Talvolta anche dopo una pioggia notturna si vede subito che l’auto è molto meno pulita del giorno precedente (per non dire decisamente più sporca), pur in assenza di sabbia sahariana. Ma che succederà mai la notte a Savona? Il traffico cittadino, già congestionato di giorno, aumenta ulteriormente nelle ore notturne? Non mi pare proprio, anzi, abitando in periferia, i veicoli che circolano in piena notte in zona li potrei contare sulle dita di una, ma no, facciamo due, mani. L’accensione degli impianti di riscaldamento? Di notte? In estate? Altra ipotesi scartata. E quindi? Non si può che pensare alle emissioni della centrale Tirreno Power; ma quelle ci sono giorno e notte, continuamente; vero, tuttavia più di una volta ho notato maggiori sbuffi dalle ciminiere proprio in tarda serata, e inoltre centraline di rilevamento delle polveri sottili pm10 (in realtà da considerarsi ormai come grossolane) poste a Vado e Quiliano hanno recentemente fatto segnare più di un esubero notturno, con valori comunque solitamente superiori a quelli diurni, pur con traffico e riscaldamento delle abitazioni in pratica assenti di notte. La settimana scorsa un mio amico, di ritorno da qualche giorno di soggiorno in Corsica, mi ha detto che nell’avvicinamento alla costa ligure la ormai famosa cappa di foschia divenuta tipica della nostra estate appariva sempre più evidente; ma la particolarità stava che essa era presente soprattutto nel tratto di costa, sue esatte parole, tra Arenzano e Loano; Genova risultava invece abbastanza visibile, pensa un pò te. E’ inoltre evidente oramai da oltre 20 anni, per non dire 30, l’inibizione della brezza notturna di terra che tanto rinfrescava le caldi notti estive, rendendole soprattutto meno umide; inoltre, quando ero bambino, ricordo estati calde, ma secche, quindi decisamente più vivibili, con temporali pomeridiani che almeno 3 volte al mese caratterizzavano il tempo estivo della costa savonese, provenienti tutti dall’entroterra, quindi da nord o nord-ovest. Da allora, ogni anno sempre più, le burrasche, alcune anche violente, che si abbattono nel cuneese o nelle Langhe, con grande fatica si spostano verso sud, venendo spesso deviate verso la Lombardia, oppure arenandosi nell’alta Valbormida. Tre sabati sera fa mi son trovato per una buona mezz’ora sotto un diluvio, con diverse scariche elettriche, nella zona di Biestro, quindi alta Valbormida; era un temporale formatosi poche ore prima nel torinese, dove aveva arrecato per oltre un’ora diversi danni causa grandine e allagamenti. Giunto a Savona, ho subito notato le strade appena bagnate, frutto di una precipitazione che aveva perso ormai tutta la sua forza. Quindi negli ultimi 20-30 anni evidenti sono stati i mutamenti climatici locali, nell’ambito di quelli presenti a scala globale. Questi mutamenti del clima locale nel savonese erano giàstati segnalati nei primi anni 90 dal geologo Maifredi, e di questo studio, se non erro, ne aveva accennato qualche tempo fa il M.O.D.A. Questo non può certo ben deporre per il nostro turismo: sarà contento il torinese o il milanese che nei weekend estivi, ascoltate ottime previsioni meteo, scende nelle spiagge della riviera savonese trovandovi però spesso la brutta sorpresa di una persistente coltre di nubi, seppure non foriere di pioggia? Sarà felice l’agricoltore di non poter usufruire per mesi di una goccia di pioggia per i suoi terreni, oltre che veder mettere a repentaglio la qualità dei suoi prodotti causa l’inquinamento dell’aria, del suolo e delle acque? I residenti e i turisti della riviera savonese godranno nell’affrontare le restrizioni nell’ approvvigionamento idrico causa prolungata siccità? La stessa siccità costituisce inoltre la condizione ideale per losche (o patologiche, a seconda dei casi) trame dei piromani. Come si vede, carbone non significa “solo” inquinamento, e quindi patologie e morti degli abitanti dei territori ove esso viene indiscriminatamente combusto. Marco Caviglione |