L’ARTICOLO DI GRAMELLINI SULLE CIMINIERE

IL SUO ARTICOLO SULLE CIMINIERE
Gentile Gramellini, sono una persona che ammira i suoi commenti, e anche quando e’ in disaccordo con lei, apprezza comunque il suo equilibrio, il buon senso e lo stile sobrio. Le sue considerazioni mi lasciano sempre di che riflettere, in ogni caso. Mi offrono un punto di vista diverso e interessante.

Non può immaginare, quindi, il male che mi ha fatto, da savonese che patisce sulla sua pelle la lotta contro un mostro inquinante che ci divora, l’apparente “leggerezza” del suo... commento …sulla bellezza delle ciminiere vadesi.
Mi fa tristezza pensare che possa non essere un caso, la permanenza di quel commento in bella evidenza, per giorni e giorni, sul sito del giornale.
Può dire che era una boutade, puo’ affermare che era solo un saluto leggero alla città, e senz’altro sarà così, ma mi perdoni,  come si puo’ scherzare proprio in questo momento?
Come si può ignorare la prova di forza che stiamo vivendo, da una parte, popolazioni, comitati, un intero territorio sotto minaccia e ricatto, dall’altra, la politica quasi al completo, i sindacati, gli organi di informazione e i cosiddetti poteri forti, a negare anche l’evidenza dei dati di fatto, a insistere su una via che e’ un suicidio sotto tutti i punti di vista, anche economico in prospettiva? Con tanto di esposti, inchieste, azioni legali di una folla di piccoli e inermi Davide contro un Golia multiforme.
Davvero anche lei vuole, per così dire, aggiungerci il carico? Le sue scuse preventive agli ambientalisti sembrerebbero far presumere che la ritenga una questione di difensori di alberelli e uccellini, disperati retrogradi un po’ folcloristici. Mentre e’ drammatica battaglia per la salute, la vita e il futuro.
Mi creda, anch’io da bambina mi commuovevo, tornando in città dopo qualche viaggio, rivedendo gli “amati” vagonetti del carbone risalire verso l’entroterra. Erano il segnale di casa. Mi divertivo, da piccola, a esplorare gli angoli della nave su cui era imbarcato mio padre, ancorata al terminal funivie e tutta nera di polvere.
Poi si cresce. Purtroppo. Un aneurisma si è portato via mio nonno, fuochista alla Fornicoke. Un tumore al cervello ha ucciso mio padre, navigante sulle carboniere. Entrambi ancora giovani. Così, quella polvere nera ha smesso di essere un ricordo romantico, per essere identificata esattamente per quello che è: un killer spietato e inafferrabile che ti porta via la salute e gli affetti.

La saluto comunque con stima Milena Debenedetti

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