Contributo della FIAP Savona al dibattito sul caso Ghersi

Contributo della FIAP Savona al dibattito sul caso Ghersi
Ai ragazzi del Manfrei e ai ragazzi de La Destra

L’omicidio della tredicenne Giuseppina Ghersi è stato un errore e un orrore. Il responsabile diretto di questo atto ignobile è solo e soltanto che si è reso colpevole del crimine. Per ora le diverse ricostruzioni della vicenda non fanno che creare confusione e divisione sull’accaduto. Le modalità, i moventi e le dinamiche di questo barbaro assassinio è auspicabile vengano quindi analizzate da un serio e imparziale studio storico, documentato e circostanziato. Ma i manifesti ad effetto, realizzati quindici giorni prima del 25 aprile, servono a riequilibrare il giudizio storiografico sugli eventi postbellici savonesi o solo a scandalizzare l’opinione pubblica, utilizzando cinicamente la sortita come spot pubblicitario a fini propagandistici?

 Il tentativo indiretto, ma evidente, di riabilitare con questa storia la posizione dei repubblichini e contemporaneamente di affossare la dignità dei partigiani è infattibile. Il ruolo della resistenza è stato quello di affrancare l’Italia da una dittatura e la condanna di un fatto singolo non inficia per nulla la giustezza della lotta di liberazione. D’altro canto, il ruolo dei ragazzi di Salò è stato quello di tutelare uno stanco regime dispotico e la morte della Ghersi non allevia per niente la brutalità della dittatura mussoliniana. A voler poi attribuire la colpevolezza fattiva dell’assassinio della ragazzina a tutta la resistenza di Savona e la complicità morale a tutto l’antifascismo savonese si sbaglia due volte. In prima analisi perché, come già detto, quel crimine è l’atto di individualità partigiane, non genericamente del movimento di liberazione. In secondo luogo perché a voler trovare, a livello culturale, le radici della violenza, della guerra e delle sue odiose degenerazioni, si deve indagare la dittatura fascista con le sue leggi liberticide, le sue persecuzioni, le sue galere, i suoi esili, i suoi omicidi e le sue deportazioni. La guerra è una cosa orrenda non solo per le vittime che lascia a terra ma per l’imbarbarimento che comporta e le violenze che innesca.

Vogliamo far notare che nel ventennio e durante la guerra, ci sono stati centinaia di migliaia di errori e orrori, come quello in questione, commessi dal nazifascismo. Ogni caso singolo è insopportabile e non è giustificabile. Ma quando l’inciviltà si innalza a sistema matematico, a persecuzione etnica, politica e religiosa il dramma umano personale diventa una tragedia di popoli, e in quanto tragedia di popoli viene indagato dalla Storia con un’attenzione maggiore rispetto agli isolati drammi umani. Noi condanniamo allo stesso tempo tutte le stragi di civili, tutti gli omicidi di innocenti e tutti i totalitarismi. Voi ragazzi del Mafrei?

 L’assassinio pur esecrabile di una ragazzina di tredici anni non è accostabile allo sterminio organizzato e preciso di centinaia di migliaia di bambine nei campi di concentramento. Ogni giorno di una dittatura è caratterizzato da crimini di questo genere e ogni giorno di guerra si macchia di tragedie simili. Essere sensibili ad un caso singolo e tralasciare la carneficina continua e incessante del regime, che quella barbarie ha scatenato, è una scorrettezza. Volerla paragonare? Un’assurdità. Volerla equiparare? Un’idiozia. Allora, nel 2012, in virtù della vostra tanto agognata “pacificazione nazionale” e del vostro spirito democratico, ve la sentite, in tutta serenità, di condannare pubblicamente il fascismo come una dittatura violenta e autoritaria, assassina e criminale? Ce la fate a prendere le distanze in maniera totale e globale da quella dolorosa e tragica esperienza? Riusciranno i simpatizzanti della vostra battaglia a riporre fez e baschi nel baule?

Noi condanniamo nettamente il fatto singolo. Sta a voi il fardello più pesante e il compito più oneroso. Pensate a centinaia di migliaia di ragazzine, come Giuseppina, uccise metodicamente dalla forza politica brutale alla quale il partito da cui discende La Destra, l’MSI, si rifaceva in modo chiaro e netto. Sì perché l’altra destra, quella liberale, è legata ad un’altra storia: Aldo Ronzello, partigiano savonese e esponente del PLI nel CLN della nostra città, è stato ucciso il 25 aprile del 1945 da un cecchino fascista, mentre cercava di appendere un manifesto, sull’avvenuta liberazione, all’incrocio di Via Paleocapa e Corso Italia. Ma questa vicenda non appartiene appunto alla storia de La Destra e di queste vittime di “destra”, uccise a guerra finita, voi non vi occupate. Il perché è fin troppo chiaro.

Si ripete che sono passati decenni e che si devono superare le divisioni: noi pensiamo che proprio perché ormai sono trascorsi quasi 70 anni dalla liberazione dovrebbe essere condiviso, per spirito di modernità e di pacificazione, il completo rifiuto del fascismo. Ad essere legati ad antichi retaggi e superate gendarmerie intellettuali sono per primi e prima di tutto coloro che non riescono a liberare il proprio panorama culturale dai legami con un regime dittatoriale. Ma sicuramente ci sbagliamo e i Ragazzi del Mafrei e i ragazzi de La Destra non avranno difficoltà a definirsi fieri antifascisti e il 25 aprile festeggeranno, come tutte le persone che amano la libertà di pensiero e di azione, la festa della liberazione.

Circolo Giustizia e Libertà Cristoforo Astengo-Federazione Italiana Associazioni Partigiane Nicola Panevino

 

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