Ad Alessandria, un monumento che mette in cattiva luce il comprensorio savonese, noto per la sua tradizione di eccellenza nella ceramica.

Dopo appena due mesi dall’inaugurazione, il monumento dedicato ai volontari dell’alluvione del 1994 ad Alessandria è già ridotto in pezzi. Un evento che lascia increduli e imbarazza, a partire dall’artista Danilo Trogu, albisolese noto per la sua maestria nella ceramica, e che mette in cattiva luce anche il comprensorio di Savona, legato alla tradizione della ceramica d’eccellenza. Una macchia, insomma, su chi si è fatto promotore di un’opera destinata a simboleggiare solidarietà e memoria, trasformata invece in un simbolo di fretta e superficialità.
Il monumento, inaugurato il 26 novembre scorso in pompa magna alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, doveva essere un tributo alle vittime e ai volontari che salvarono Alessandria dall’alluvione del 1994. Progettato con grande cura da Trogu e dall’architetto Alfonso Femia, il monumento si distingue per le piccole case in ceramica smaltata adagiate su una superficie blu e marrone, a evocare l’acqua e il fango che travolsero la città.
Peccato che, già pochi giorni dopo l’evento, l’acqua – ironia della sorte – abbia iniziato a corrodere il rivestimento ceramico, facendo saltare le superfici e danneggiando l’installazione. Un deterioramento evidente e imbarazzante per una città che ha voluto celebrare una tragedia trasformandola in un simbolo di resilienza.
Danilo Trogu, maestro ceramista di Albissola, non ha esitato a prendersi le responsabilità. “È colpa mia”, ha dichiarato. La fretta di consegnare l’opera in tempo per la visita ufficiale ha portato all’utilizzo scorretto di materiali protettivi, lasciando la ceramica esposta alle intemperie. “Avrei preferito che non accadesse, soprattutto con un’opera così importante. Stiamo già lavorando per sostituire i materiali danneggiati, ma ci vorrà tempo”, ha aggiunto.
Questa vicenda non è solo una brutta figura per Trogu, ma una macchia sull’intero comprensorio di Savona, culla della ceramica d’arte. In un momento in cui si parla tanto della candidatura di Savona a Capitale della Cultura, questa disavventura fa vacillare la credibilità di un territorio che punta a eccellere nell’arte e nella tradizione.
L’opera, che avrebbe dovuto celebrare il sacrificio e la memoria di un’intera comunità, è diventata invece simbolo di inefficienza. Gli alessandrini, che tanto avevano apprezzato il gesto commemorativo, hanno espresso delusione e rammarico per le condizioni in cui il monumento si trova oggi. La sua collocazione, in uno spazio pubblico accanto al Lungo Tanaro, doveva essere un luogo di incontro e riflessione, ma al momento è solo un triste esempio di ciò che non dovrebbe accadere.
Se l’arte ha il compito di rendere eterna la memoria, in questo caso la fretta e l’errore hanno avuto la meglio sull’ambizione. L’artista e il comprensorio savonese hanno un’opportunità di riscatto, ma il danno d’immagine resta. Alessandria attende un monumento che sia all’altezza del suo significato, e Savona deve dimostrare di poter essere all’altezza del titolo di Capitale della Cultura. Per ora, il monumento “Mea Culpa” sembra essere il nome più azzeccato per questa vicenda.

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