L’evento di ieri sera al Teatro Chiabrera è passato praticamente sotto silenzio. Andrea Bacchetti, accompagnato dai Musici di Parma, ha regalato a Savona un momento culturale di altissimo livello che avrebbe meritato ben altro risalto. Eppure, la città è rimasta indifferente, relegando la segnalazione del concerto a una semplice menzione tra gli “eventi”, accanto alla sagra delle fúgèsse e alla partita scapoli-ammogliati. Un trattamento che denota una certa miopia culturale.
Andrea Bacchetti è un nome di caratura internazionale. La sua carriera prese il volo già in tenera età, quando Herbert von Karajan, uno dei più grandi direttori d’orchestra del Novecento, notò il suo talento. Oggi il pianista genovese è riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo, ma sembra che i savonesi fatichino a rendersene conto. Questo episodio è emblematico di una città che spesso ignora o sottovaluta le eccellenze culturali che ospita.
Prendendo spunto da questa vicenda, è inevitabile riflettere sul grande clamore suscitato dal “campionato nazionale di Capitale della Cultura”. Indubbiamente, per Savona è una buona notizia essere arrivata in finale: è un’opportunità per attirare attenzione e risorse. Tuttavia, è lecito interrogarsi sul valore e il significato di questa competizione. Il regolamento, infatti, appare quanto meno discutibile: città che per decenni hanno fatto ben poco per la cultura (e Savona non è certo l’unico caso) possono aspirare al titolo semplicemente organizzando una serie di eventi e iniziative nell’arco di due anni.
Questo approccio trasforma la cultura in un prodotto da vendere, riducendola a un business. Gli amministratori si concentrano su mostre, concerti e musei di facciata, ma spesso mancano di una visione culturale autentica e duratura. Il rischio è che si favorisca un sistema in cui la cultura diventa un mezzo per fare cassa, alimentando gli interessi di affaristi che poco o nulla sanno di arte, musica o letteratura. La cultura, invece, dovrebbe essere un valore intrinseco, un motore per lo sviluppo della comunità, non un semplice strumento di marketing.
L’episodio del concerto di Bacchetti al Chiabrera è quindi più di una nota stonata: è un monito. Ricordiamoci che valorizzare la cultura non significa solo inseguire titoli e riconoscimenti, ma anche sostenere e celebrare le eccellenze che abbiamo sotto casa. Forse, è arrivato il momento per Savona di fermarsi a riflettere su cosa voglia davvero dire essere una città della cultura.
Email firmata