Purtroppo è così: stiamo vivendo un momento davvero delicato, e a testimoniarlo è il decreto sicurezza.
Parla Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage del 2 agosto: “Se i servizi segreti possono addirittura dirigere organizzazioni terroristiche, perché non gli diamo anche la licenza di uccidere?”
Un simile totale controllo della situazione ha consentito ai servizi, nei loro massimi esponenti, di ritenere di poter agire in spregio all’osservanza delle leggi e persino della Costituzione Repubblicana, con arroganza e disinvoltura, basandosi sulla convinta certezza della propria assoluta impunità e di non dover rispondere a nessuno delle proprie azioni.
È quanto si legge a pagina 232 delle motivazioni della Corte d’Assise d’Appello di Bologna per Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo e in attesa dell’udienza della Cassazione.
Uno schiaffo fragoroso e doloroso ai parenti delle vittime delle stragi degli anni ’70 e ’80.
Un’altra perla di “saggezza” è lo scudo penale per la polizia. Ho interpellato operatori del settore, e il giudizio è unanime: lo scudo penale sarebbe un errore pericoloso che creerebbe distanza tra operatori e società civile, l’esatto contrario di ciò che serve per garantire sicurezza. Così come non è con i provvedimenti contenuti nel ddl 1660 che si costruisce sicurezza.
Quello degli agenti è un lavoro di prossimità e di aiuto a chi si trova nel disagio. È importante, sottolineano, “per creare spazi di democrazia e garantire diritti costituzionali”.
Il governo non ha la postura istituzionale; ovvero, dimostra poco rispetto per la Carta costituzionale su cui i suoi membri giurano al momento dell’insediamento. Al contrario, assistiamo a un quotidiano attacco ai principi di eguaglianza e libertà personale e collettiva.
La nostra Costituzione, nella parte riguardante i diritti dei cittadini, è una delle migliori al mondo. Il disegno di legge sulla sicurezza rappresenta un attacco: reprime il dissenso e punta a creare sudditi invece di cittadini. È il panpenalismo all’ennesima potenza: affronta ogni problema con un nuovo reato e nuove aggravanti, senza investire un euro per rafforzare davvero le politiche di sicurezza urbana e di coesione sociale.
L’articolo 17 della Costituzione, ad esempio, afferma: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso. Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica”.
Il decreto sicurezza, invece, adotta una visione restrittiva in merito alla libertà di manifestare. Il giurista Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, ha definito il disegno di legge sicurezza “il più grande e pericoloso attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana”.
In buona sostanza, i servizi possono infiltrarsi nelle università e addirittura dirigere organizzazioni terroristiche, mentre lo scudo penale per la polizia è un’assurdità persino nei concetti più basilari.
Chi, di fronte a questi attacchi quotidiani alla libertà, non si preoccupa, non si rende conto che si sta innescando un meccanismo di non ritorno: le libertà perse non si recuperano più. In passato, per riconquistare la libertà, si è dovuto affrontare una guerra civile, sanguinosa e dolorosa.
Il garante della Costituzione è il Capo dello Stato. Lo preghiamo di non firmare una legge che mina le libertà e costruisce impunità pericolose e assurde.
Perciò, vigiliamo sempre e con attenzione, perché l’oblio è dietro l’angolo.
“Sii sempre, in ogni circostanza e di fronte a tutti, un uomo libero e, pur di esserlo, sii pronto a pagare qualsiasi prezzo”.
Sandro Pertini.
Roberto Paolino