Temporary Shop: L’ultima “geniale” trovata del Comune… già vista (e rivista)

Savona sembra essere un laboratorio di idee innovative… o meglio, di idee che tornano ciclicamente, come il cambio delle stagioni. L’ultima trovata della giunta, sbandierata come una novità assoluta dall’assessore Elisa Di Padova, riguarda i temporary shop, quei negozi a tempo che permettono di riempire temporaneamente le vie ormai desolate della città. Ma attenzione: non stiamo parlando di una vera novità.
Gli osservatori più attenti della scena politica savonese potrebbero infatti avere un déjà vu. I temporary shop non sono affatto una scoperta recente. Anzi, c’erano già con la giunta Berruti, e poi rilanciati dall’assessore Zunato della Giunta Caprioglio. Chi si ricorda del successo del temporary shop del Genoa in corso Italia? Era stato un vero e proprio evento, che aveva attirato appassionati e curiosi.
E ora eccoci qui, nel 2024, con il progetto dei temporary shop che viene rispolverato e presentato come una soluzione “nuova” e “rivoluzionaria”. È come se il Comune avesse trovato una macchina del tempo e stesse viaggiando nel passato per riportare vecchie idee alla ribalta, ma con un po’ di vernice fresca per farle sembrare nuove.
L’assessore Di Padova ha annunciato che il progetto partirà in via sperimentale da due aree cittadine: via Pia, nel cuore del centro storico, e via Torino, a Villapiana. Due situazioni ben diverse, ma unite dallo stesso problema: serrande abbassate ovunque. L’obiettivo è ridare vita alle strade con aperture rapide e agevolazioni fiscali per attirare commercianti. Un’idea che, detta così, sembra interessante. Ma il problema non è tanto il concetto, quanto la sua  esecuzione.
Non sarebbe più utile interrogarsi sul perché i negozi chiudono e i proprietari preferiscono lasciare gli spazi vuoti piuttosto che abbassare gli affitti? O magari sul perché certi quartieri, come Villapiana, si stanno trasformando in “dormitori” privi di servizi e attrattive?
Nel suo entusiasmo, l’assessore ha proposto aperture “tematiche” per caratterizzare le strade: prodotti a chilometro zero, artigianato locale, e così via. E qui parte un’altra riflessione ironica: il Comune sembra davvero credere che basti un po’ di marketing per trasformare Savona in una capitale dello shopping. Ma non sarebbe meglio concentrarsi su interventi strutturali e duraturi piuttosto che su iniziative temporanee, per loro stessa natura effimere?
Mentre la giunta si lancia in questo progetto “sperimentale”, la domanda sorge spontanea: cosa succederà una volta che i temporary shop avranno chiuso? Torneremo al punto di partenza, con le serrande di nuovo abbassate e il Comune a cercare un’altra vecchia idea da spacciare per nuova?
Il vero problema è che, in assenza di interventi concreti per rendere Savona più attrattiva per i commercianti e i cittadini, ogni progetto finirà per essere un cerotto su una ferita profonda. E anche i temporary shop, per quanto utili nell’immediato, rischiano di diventare l’ennesimo simbolo di una città che sembra incapace di guardare davvero al futuro.
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