Con Arboscello e Bucci è iniziato il teatrino della politica. In scena la farsa del rigassificatore della discordia e il ballo delle contraddizioni

Il sipario sulla nuova giunta non si è ancora alzato del tutto, ma il teatrino è già iniziato. Il protagonista? Roberto Arboscello, il “difensore del territorio savonese”, che, con un tempismo da manuale, ha deciso di scrivere al “sindaco della Liguria”, Marco Bucci. Oggetto della missiva: il famigerato rigassificatore (lui lo chiama Golar Tundra ma da tempo ha cambiato nome), un tema che promette scintille politiche più accese di una centrale elettrica in sovraccarico.
La penna di Arboscello scivola rapida: «Mi rivolgo a lei affinché mantenga fede agli impegni assunti durante la campagna elettorale…». Una richiesta accorata e appassionata, che però dimentica un dettaglio non proprio trascurabile: il suo stesso partito, fino a qualche mese fa, non aveva esattamente brillato per opposizione al rigassificatore. Anzi, il centrosinistra si era mosso con una discreta lentezza, cambiando rotta solo dopo che i cittadini, con una forte protesta avevano alzato la voce. Si sa, le elezioni sono una scuola di ripensamenti.
E se ogni commedia ha bisogno di una spalla, Bucci non si è fatto attendere, rispondendo con la velocità di un tweet presidenziale: «Ne parlerò con la Meloni… dopo che Arboscello avrà parlato con Giani». In una sola frase, Bucci è riuscito a scaricare la patata bollente sul collega del Pd in Toscana, relegando il buon Roberto al ruolo di messaggero tra regioni. E non poteva mancare il dettaglio tecnico: «Non lo faremo perché è lontano dalla linea del gas». Ah, la geografia politica!
Ma non fraintendete: anche il centrodestra è maestro nell’arte del voltafaccia. Non dimentichiamo che il progetto del rigassificatore era stato caldeggiato dall’ex presidente Giovanni Toti, che lo aveva proposto quasi come una candidatura olimpica, attirandosi più critiche che consensi. Poi, quando la situazione si è fatta calda, è arrivata la virata tattica: il rigassificatore? «Un problema tecnico», come direbbe Bucci. Insomma, entrambi gli schieramenti sembrano muoversi come in una danza: un passo avanti, due indietro, e ogni tanto una piroetta.
E così, mentre la politica ligure si destreggia tra lettere e risposte al vetriolo, il rigassificatore resta sospeso in un limbo. Bucci rassicura che «non si farà», Arboscello si erge a paladino del no, e i cittadini osservano esasperati questo balletto di incoerenze.
Naturalmente come in teatro, dopo questa farsa i protagonisti vanno tutti a bere e a mangiare  in compagnia pronti a ripetere lo spettacolo per 5 anni.

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