Il quorum raggiunto all’assemblea costituente del Movimento 5 Stelle – nonostante il ricorso annunciato da Beppe Grillo per rifare la votazione – rappresenta un passaggio fondamentale, non solo per Giuseppe Conte, che incassa una vittoria tecnica, ma una vera e propria resurrezione politica per molti volti del passato. Altro che Araba Fenice: i “pensionati” del primo grillismo – Alfonso Bonafede, Fabiana Dadone, Roberto Fico, Gianluca Castaldo, Massimo De Rosa, Michela Montevecchi, Andrea Cioffi, Luigi Gallo, Giulia Sarti, Stefano Buffagni, Giuseppe Brescia e molti altri – sembrano aver scoperto l’elisir di lunga vita politica. Quelli che sembravano avviati verso un’onorata carriera da conferenzieri o, al massimo, influencer su temi ambientali, tornano ora come i Beatles della politica, pronti per un improbabile comeback tour.
Paola Taverna e Vito Crimi, veri monumenti del Movimento, non avevano mai davvero lasciato la scena, Anzi, li si immagina intenti a fare il tifo in panchina, con le mani pronte a intervenire per correggere l’ennesima “rivoluzione gentile” di Conte. Ma la vera novità è il richiamo del terzo mandato: una seconda giovinezza per chi, dopo anni di opposizione strillata e promesse mai mantenute, può finalmente tornare a sognare il palco, tra un comizio e una diretta Facebook nostalgica.
E poi c’è il nuovo mantra del Movimento: “competenza”. Un termine che suona quasi come un ossimoro, considerato il passato non proprio brillante di alcune stelle cadenti, adesso c’è la “meritocrazia contiana”, un modo elegante per dire: “Torniamo, è stato troppo bello è stato un peccato lasciare”.
Insomma, il Movimento 5 Stelle pare essere passato da “vaffa” a “facciamo come ci conviene”, rispolverando vecchi protagonisti in nome di una rinnovata, e un po’ disperata, voglia di restare rilevanti.