Paolo Ripamonti assessore in Regione: sconcerto bipartisan, ma forse non troppo

La recente nomina del leghista Paolo Ripamonti ad assessore in Regione ha provocato un terremoto, e non solo tra le file degli oppositori. Lo sconcerto, infatti, sembra aver contagiato persino la Lega savonese, che conosce fin troppo bene la discutibile parabola politica dell’ex senatore, ricordato più per ambizioni personali e un instancabile inseguimento di poltrone che per i risultati concreti. Ma il vero colpo di scena arriva dai commenti entusiasti di esponenti della sinistra, che hanno lasciato in molti a bocca aperta.
Il consigliere regionale del PD Roberto Arboscello, in uno slancio di fair play forse eccessivo, ha dichiarato:
“Seppur nella distanza politica che ci separa, ho sempre apprezzato l’impegno e la concretezza sui temi legati al nostro territorio. Ricordo l’impegno e la collaborazione avuta sul tema funivie, ad esempio.”
Parole che suonano come un inaspettato abbraccio trasversale, ma che lasciano molti a chiedersi: possibile che il Ripamonti “tutto impegno e concretezza” sia lo stesso che spesso ha diviso, più che unire?
A rincarare la dose ci ha pensato Andrea Pasa, segretario provinciale della CGIL Savona in scadenza di mandato, che ha elogiato l’ex senatore con toni altrettanto generosi:
“Tutti auspicavano un assessore savonese. Paolo Ripamonti è un politico del territorio, è savonese, negli ultimi anni si è speso per le questioni che riguardano l’area di crisi complessa anche con risultati positivi. Insieme alle organizzazioni sindacali si è speso sulle vertenze.”
E ancora: “La provincia di Savona ha bisogno di autorevolezza e capacità di far intervenire il governo centrale: due qualità che negli ultimi nove anni sono mancate. Ripamonti ha dimostrato attaccamento al territorio.”
Un elogio così caloroso che sembra quasi voler riscrivere la percezione pubblica dell’interessato.
La vera domanda, però, resta: com’è possibile che due esponenti di sinistra si ritrovino a difendere – o addirittura a lodare – un politico che, nel suo stesso partito, non gode di grandi simpatie? Qui, più che al detto “cane non mangia cane”, si pensa a un altro: “la politica è l’arte del possibile”. E a quanto pare, tutto è possibile, persino trovare un inaspettato punto di incontro nel nome del “territorio”.
Non è passato inosservato il tempismo degli apprezzamenti, insomma, la politica savonese continua a sorprenderci con i suoi intrecci, dimostrando che il gioco delle poltrone resta sempre il passatempo preferito, al di là delle bandiere.
Resta da vedere se queste inaspettate dichiarazioni faranno bene alla credibilità degli interessati o finiranno per alimentare lo scetticismo dei cittadini, sempre più inclini a pensare che, destra o sinistra, alla fine i confini siano meno netti di quanto si voglia far credere.

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