Savona: desertificazione bancaria, 32 filiali chiuse in cinque anni

La chiusura delle filiali bancarie sta trasformando profondamente il tessuto socio-economico della provincia di Savona. Dal 2018 al 2023, ben 32 sedi hanno chiuso i battenti, riducendo drasticamente l’accesso ai servizi bancari locali. Questo fenomeno si inserisce in un trend nazionale di riduzione delle sedi bancarie in atto da oltre un decennio, ma colpisce in modo particolarmente duro aree come Savona, dove la popolazione è composta in buona parte da anziani, per i quali il rapporto diretto con il personale bancario è ancora fondamentale.
Secondo i dati forniti dalla Fisac-Cgil, in questi cinque anni il numero di filiali è sceso da 135 a 103, passando a una media di 39 ogni 100.000 abitanti. La contrazione ha colpito anche il numero di comuni serviti, che è passato da 35 a 26, segno di un processo di desertificazione che penalizza soprattutto le aree periferiche, già fragili sotto il profilo dei servizi.
La desertificazione colpisce tanto i clienti quanto i lavoratori.
I lavoratori bancari, sia i più anziani che i giovani neo-assunti, si trovano sempre più spesso costretti a lunghe trasferte per coprire le filiali ancora attive, con notevoli disagi.
Il calo delle filiali è stato accompagnato da una forte riduzione del personale: i dipendenti bancari sono passati da 908 a 653, con una diminuzione del 30% in appena cinque anni. A fronte di una riduzione del personale, però, le responsabilità sono rimaste invariate, il personale rimasto si trova a gestire maggiori carichi di lavoro e situazioni complesse, senza una formazione adeguata.
La digitalizzazione e l’intelligenza artificiale vengono spesso presentate come soluzioni alternative, ma secondo il sindacato non sono sufficienti. In conclusione, la chiusura delle filiali bancarie non solo limita l’accesso ai servizi per le fasce più vulnerabili e per i territori periferici, ma contribuisce anche a creare condizioni lavorative sempre più instabili, minando la qualità del servizio e la dignità dei lavoratori. Un circolo vizioso che le attuali politiche di riduzione sembrano alimentare piuttosto che arrestare.

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