Perché Savona dovrebbe meritarsi un assessore regionale se probabilmente i nostri eletti non lo vogliono davvero!

“Ogni volta, la solita solfa.” Così recita un proverbio popolare che, nel caso di Savona, pare sempre più attuale, specie quando si parla di politica regionale. La domanda è una sola: ma perché Savona non riesce mai a esprimere un assessore in Regione? Sarà Genova, matrigna crudele, a ignorare i nostri talenti? Oppure, e qui la provocazione, saranno proprio i politici savonesi a non volere davvero questa responsabilità? A dirla tutta, qualcuno suggerirebbe proprio questa seconda ipotesi, lasciando intendere che forse, tra pigrizia, timore e qualche rivalità, si preferisca restare nei comodi ranghi dei consiglieri.

È inutile accusare sempre “Genova matrigna” che si prenderebbe tutte le cariche più influenti lasciando ai savonesi solo le briciole. La verità è più sottile: forse i politici savonesi non ambiscono davvero a quel ruolo. Già, fare l’assessore comporta responsabilità, espone alle critiche ed espone soprattutto ai fallimenti. Da qui la tendenza a evitare la sfida, a mantenersi sul sicuro ruolo di consigliere, più stabile e con meno riflettori puntati.

Perché mai i nostri politici savonesi rifiuterebbero un posto da assessore? Sembra assurdo, eppure le spiegazioni abbondano:
Pigrizia e timore delle responsabilità – L’assessorato comporta tanto lavoro, la pressione delle aspettative e il rischio di cadere in fallo. È molto più semplice rimanere in Consiglio regionale, magari parlando dei problemi senza doverli affrontare direttamente.
Lotte intestine – Non è certo un segreto che le lotte tra fazioni politiche non mancano. La rivalità tra partiti e correnti diverse finisce col danneggiare Savona stessa: se un assessore emergesse dalla fazione “sbagliata”, rischierebbe di dare lustro ai rivali. Meglio non rischiare, e magari lasciare che “nessuno” salga a quelle altezze.
Incapacità dei nostri eletti – Anche questo punto merita menzione. Non si può non notare come i problemi più gravi della sanità, ad esempio, siano proprio nel savonese. Qui sorge una domanda provocatoria: perché un politico savonese di lungo corso, come Angelo Vaccarezza, non prende in mano la situazione e non si assume la responsabilità di gestire l’assessorato alla sanità?
È qui che il dramma diventa commedia (o tragedia, a seconda dei punti di vista). La sanità savonese affronta i problemi più seri di tutta la regione, eppure nessun politico locale sembra pronto a intervenire direttamente. Chissà, forse è più semplice parlare delle criticità che risolverle. Forse è più facile lamentarsi della “Genova matrigna” che non lascia spazi, invece di rimboccarsi le maniche e lavorare per portare davvero qualcosa a Savona.

Per concludere, una riflessione semi-seria: sarà forse Savona a non volere un assessore? O forse i suoi politici hanno altro a cui pensare? Magari, tra una faida di partito e una cena elettorale, il savonese non troverà mai qualcuno disposto a diventare assessore. In tal caso, almeno smetteremo di dare la colpa a Genova, e accetteremo che a Savona, più che altro, manca la volontà.
Perché Savona Provincia dovrebbe meritarsi un assessore in Regione, quando sono gli stessi politici savonesi a non volerlo”. Cit. Un filosofo Ligure

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