La grande farsa dell’incontro tra Orlando e la base M5S

Sabato scorso alla sala CAP a Genova si è tenuto l’incontro tra Orlando e la base del M5S. Qualcuno avrà pensato fosse un momento di dibattito e confronto, magari anche aspro, con tutti quegli iscritti che sono stati tagliati fuori da qualsiasi percorso decisionale.

Invece, la farsa era appena agli inizi: chi voleva poteva porre domande, ma solo anticipandole via mail ai coordinatori provinciali (oggi casualmente candidati), i quali le hanno filtrate e accorpate. A poche ore dall’incontro, una mail avvisava che non si sarebbero fatti interventi, causa poco tempo: Orlando avrebbe fatto il suo intervento e poi risposto alle domande, già accorpate e già visionate in anticipo.

Una sessantina scarsa di persone hanno assistito di fatto a un comizietto dell’ex pluriministro, che ha raccontato quella dell’uva e non ha quasi mai parlato di quello che vuole realizzare in Liguria: emblematico un passaggio in particolare, quando dice che vorrebbe discutere la bozza del programma con degli incontri nelle quattro province. Candidato da inizio gennaio e ancora senza programma, notevole! Tra interventi usciti da un circolo PCI degli anni ‘60 e propaganda pura per aizzare la folla, il punto più basso si tocca quando viene fuori il nodo Renzi: un lungo giro di parole per poi dire che, alla fine, Italia Viva e Azione bisogna includerli, in una lista senza simboli. Il tutto con Pirondini alla sua destra, che ogni giorno ribadisce, come i superpresidentissimo Conte, che i renziani non ci saranno. E la folla (se così si può definire) applaude Orlando, nonostante abbia appena detto che, di fatto, il M5S alle trattative non ha ottenuto alcunché.

Sarebbe interessante che qualcuno ricordasse, in ogni provincia, i danni fatti da Orlando alla Liguria mentre era ministro:

•⁠ ⁠Provincia di Savona: firma sul decreto di chiusura del carcere Sant’Agostino, senza che fossero avviati cantieri per sostituirlo, ancora oggi Polizia Penitenziaria, avvocati e parenti dei soggetti reclusi sono costretti a muoversi avanti e indietro da Chiavari, da Marassi, da Sanremo. Il tutto con enormi costi di trasporto e disagi dovuti alle continue code autostradali;
•⁠ ⁠Provincia di Spezia: firma sull’avvio della conferenza di servizi per il potenziamento della centrale a carbone, quando in quel momento storico ci si sarebbe dovuti avviare per tempo alla decarbonizzazione, mentre alla Camera e nelle dichiarazioni ai media faceva l’ambientalista slanciato verso lo stop al carbone;
•⁠ ⁠Provincia di Genova: firma sul parere favorevole alla valutazione di impatto ambientale per la Gronda, mentre oggi viene a dire che la Gronda “è una trappola”.

Siamo sicuri ci sia qualcosa anche a Imperia, ma lasciamo ai lettori l’iniziativa. Quello che preme far notare è che per l’80% del tempo Orlando ha parlato solo di Bucci e Toti, Toti e Bucci, Bucci e Toti. Quasi un’ossessione, quasi come se i problemi dei liguri dipendessero esclusivamente da loro due, assolvendo il PD che tra Comuni, Province e Regione ha letteralmente affossato l’intero territorio. Ma al di là delle responsabilità politiche, quello che manca sono le proposte, ma d’altronde da uno che arriva dai salotti romani, scelto da chi i salotti romani li frequenta, non ci si può aspettare che conosca i problemi del territorio e soprattutto che abbia uno straccio di proposta forte, strutturata e sensata per risolverne, non tutti, ma almeno alcuni.

Così, mentre i liguri dovranno di nuovo turarsi il naso, il Campo Largo allargato ancora un po’ si conferma il miglior alleato del governo Meloni e, probabilmente, anche per il centrodestra ligure. Ci chiediamo se il M5S ha davvero intenzione di insistere su questa strada: nati in Liguria nel pieno del potere burlandiano, oggi si ritrovano alleati proprio con l’ex Presidente, di cui Orlando è sicuramente uno dei “prodotti”, andandone pure fieri e spellandosi le mani di fronte all’ipocrisia del deputato spezzino. O forse tutti quelli che hanno portato per mano il M5S fino a risultati importanti, nel tempo sono stati cacciati, allontanati, vessati da chi da due anni e mezzo detiene di fatto il potere nel partito, ormai a tutti gli effetti partito personale di Conte e ancella sottomessa del PD, destinato, come tutti coloro che hanno stretto alleanze storiche con i dem, a sciogliersi come neve al sole e a essere inglobati e assimilati, sparendo nel nulla.

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