Ormai è quasi una tragicommedia della politica italiana, con protagonisti il Movimento 5 Stelle e l’immancabile presenza fantasma di Matteo Renzi, sempre capace di ritagliarsi un ruolo, anche quando sembra fuori dai giochi. La questione del “Campo Largo” sembra ormai diventata un intricato gioco di prestigio: il M5S accetta di partecipare, ma solo se Renzi non c’è. I militanti esultano, i dirigenti tirano un sospiro di sollievo… almeno finché non appare il colpo di scena: Renzi ci sarà, sì, ma senza il simbolo di Italia Viva. È come se si presentasse a una festa in maschera: non lo riconosci subito, ma sai che sotto quel travestimento c’è sempre lui.
Il senatore Pirondini, con una saggezza che pare uscita da un manuale di sopravvivenza politica, dichiara candidamente: “Se il partito non presenta il simbolo, il problema non esiste”. Un po’ come dire che se chiudi gli occhi e non lo vedi, il mostro sotto il letto scompare da solo. Naturalmente, questa brillante soluzione non è stata particolarmente apprezzata dai militanti del M5S, che sono passati dalla gioia alla rabbia nel giro di pochi titoli di giornale.
Ora, se davvero qualcuno pensa che Renzi, il mago del trasformismo politico, possa starsene tranquillo senza chiedere niente in cambio, beh, è come credere che un gatto si accontenti di guardare il pesce senza tentare di morderlo. I più ottimisti potrebbero illudersi che la sua assenza simbolica significhi davvero una non partecipazione attiva, ma sappiamo tutti come vanno queste cose: prima o poi il pesce finisce mangiato, e Renzi si ritroverà comodamente seduto su una poltroncina, magari senza aver mai sfiorato il simbolo del suo partito.
I militanti del M5S, che hanno sempre visto Renzi come l’incarnazione di tutto ciò che non va nella politica tradizionale, potrebbero non prenderla bene. Dopotutto, l’intero ethos del movimento si fonda sul combattere contro l’opacità, i giochi di palazzo e le vecchie volpi della politica. Ora si trovano di fronte a una situazione in cui, simbolo o non simbolo, una “vecchia volpe” come Renzi potrebbe comunque infilarsi nel pollaio.
La strategia del “se non lo vedo, non esiste” potrebbe funzionare per un po’, ma basta una vittoria alle elezioni perché la realtà faccia capolino. E a quel punto, ci si ritroverà con Renzi che magari rivendicherà il suo “contributo decisivo” e qualche poltrona da spartire. Pirondini e gli altri dirigenti forse sperano che nessuno se ne accorga, o che la base del M5S chiuda un occhio, o magari tutti e due, per far passare il compromesso.
In conclusione, il M5S sembra trovarsi in una sorta di pantomima politica: accettare Renzi camuffato, sperando che il pubblico non si accorga del trucco. Ma come in ogni buon spettacolo di magia, il rischio è che alla fine il trucco venga svelato, e quello che resta è solo l’amara consapevolezza di essere stati parte di un gioco che, alla fine, scontenta tutti.