Tre anni di sogni e parole: l’Agenda per Savona alla prova dei fatti (prima parte)

Tre anni di sogni e parole: l’Agenda per Savona alla Prova dei Fatti
Diamo un’occhiata all’Agenda per Savona dopo quasi tre anni di amministrazione Russo.
L’Agenda è un capolavoro di visionaria genialità che sembra uscito direttamente da un manuale su “Come sognare in grande senza fare assolutamente nulla”. Un documento che promette una Savona giusta, dinamica e attrattiva rassicurandoci che questo non è il solito programma elettorale. No, è un progetto di ampio respiro, come direbbe chiunque cerchi di nascondere il fatto che non ha idee chiare.
Nata dopo mesi di intenso lavoro con cittadini, associazioni e partiti (dove probabilmente tutti erano d’accordo sul non essere d’accordo), l’Agenda si presenta come un vero gioiello, dove la parola d’ordine è “progettualità condivisa” – che suona molto meglio di “nessuno sa davvero cosa fare”. E come non menzionare il candidato sindaco Marco Russo? Lui sì che doveva essere il paladino di questo piano, l’eroe di Savona… e ora, proviamo a fare un bilancio.
LA VISIONE

“GIUSTA”. Finalmente una città che si prende cura di tutti i cittadini, come se prima di questo illuminato progetto, Savona fosse stata la capitale dell’indifferenza. E ora? Non è cambiato nulla, anzi, forse è persino peggiorata (i senzatetto sono aumentati)

“DINAMICA”: una città con una qualità della vita così alta che dovrebbe attrarre persone, idee, investimenti e opportunità. Una città in cui sarebbe possibile tornare a progettare il proprio futuro. E invece? Nessun cambiamento tangibile, e ancora non sappiamo dove stiamo andando.

“ATTRATTIVA”: tutti dovrebbero fare a gara per venire qui. Ma nella realtà, poche idee (molte delle quali sbagliate) e sprechi di denaro pubblico. Basta guardare la condizione della raccolta rifiuti e delle spiagge libere, con il caos degli abusivi nei fine settimana. Una colonia di bambini qualche giorno fa si è ritrovata al mare in mezzo a mucchi di legname. Non esattamente un’immagine attrattiva.
Sviluppo sostenibile, cultura, comunità, quartieri, città strategica. Parole vuote, esattamente ciò di cui si ha bisogno per non dire nulla ma far credere che si stia facendo qualcosa. Più che un’Agenda che promette di rendere Savona il centro dell’universo, sembra un taccuino di sogni ad occhi aperti.

Le Linee Guida per Savona, un concentrato di ambizione e parole altisonanti che promettono di cambiare tutto senza, ovviamente, cambiare nulla. La progettualità finora è sembrata la chiave per ottenere quei dolci finanziamenti che fanno sopravvivere l’amministrazione in eterna campagna elettorale, fino alle prossime elezioni.
Connessioni. Troviamo connessioni ovunque, per far sembrare che ogni singolo progetto sia collegato a tutto il resto. Così si può parlare di Sviluppo Sostenibile senza realmente fare nulla.
Il patto. Un patto con chiunque respiri e cammini per le strade di Savona. Un patto con i cittadini, gli enti, le forze sociali, economiche, e forse anche con il barista sotto casa. Perché se metti abbastanza “patti” nel discorso, alla fine qualcuno ci casca e dovrà pur prenderti sul serio.
La coralità. Coinvolgere tutti suona così bene. E naturalmente, il consiglio comunale avrà un ruolo cruciale, come sempre… o almeno su carta. In realtà, in questi anni l’opposizione è stata snobbata, con momenti davvero poco democratici. E non dimentichiamo i “modelli innovativi di governance” – insomma, strumenti di concertazione permanente con chiunque abbia un’opinione, perché più opinioni ci sono, meglio è… anche se alla fine la giunta ascolta e fa quello che vuole (vedi pedonalizzazioni).
La comprensorialità. Certo, i problemi di Savona non si risolvono solo in città; dobbiamo pensarli in grande, coinvolgendo anche i comuni limitrofi. Finora, Russo più che coinvolgere si è aggregato alle decisioni degli altri comuni (vedi rigassificatore e Acqua Pubblica).
La Struttura di reperimento fondi. Un nome che ispira fiducia. Un’organizzazione così perfetta e centralizzata che sembra quasi troppo bella per essere vera. Giunta, struttura fondi, settori amministrativi… tutti insieme appassionatamente attorno a un tavolo di concertazione con chiunque abbia una sigla o un acronimo da sventolare. Purché sia dalla parte giusta, qualcosa otterrà.
Le Buone pratiche. Perché copiare dagli altri comuni italiani più avanzati è sempre un’ottima idea, soprattutto quando non si ha niente di originale da proporre.
Smart City. La città del futuro, dove tutto dovrebbe diventare digitale e interattivo, è stata in pochi anni trasformata in un caos infinito (Provate a prendere un appuntamento in Comune o usare il telepass nel parcheggio di piazza del Popolo)
In sintesi, queste Linee Guida sono un concentrato di sogni ad occhi aperti, con un tocco di retorica per fare sembrare tutto realizzabile.
Continua

Condividi

Lascia un commento