Troppe persone a Celle hanno ucciso la propria coscienza.

Come denunciato da Gadina, non appena il consiglio comunale di Celle Ligure ha iniziato a discutere l’approvazione della Convenzione per la trasformazione in residenze del fabbricato Colonia Bergamasca destinato ad albergo, sono entrati in aula le intere maestranze dell’impresa che esegue l’opera. Perché? Non è stato certo per essere informati dell’esito, perché sarebbe stato sufficiente mandarne uno. Hanno voluto dire qualcosa, ma hanno utilizzato un linguaggio sconosciuto da queste parti; sembra più simile a quello in uso in regioni molto lontane da noi. Così, almeno, è parso a molti cellesi che non hanno tardato ad inquietarsi.

Molto inquieti sono apparsi anche i consiglieri

Se si sapesse che l’approvazione è legittima l’inquietudine sarebbe molto minore (non assente!), ma l’approvazione ha il grave sentore dell’illegalità.

Il Sindaco di turno nella catena dei noti, come da tradizione, ha esordito dicendo che il Comune era obbligato dalla legge, che non può essere disattesa, a concedere la modifica da albergo a residenze. Poi, sempre nel solco della tradizione, della legge non se ne è più parlato. Cosa dica di preciso i cittadini non lo sapranno mai. I consiglieri, invece, la conoscono a memoria, visto che ne hanno approfonditamente discusso gli effetti senza mai citarne il contenuto.

Bene, un articolo prima non esistente e aggiunto alla legge n. 49/09  dice che anche gli edifici con volume superiore a 10.000 mc possono usufruire dei benefici della legge stessa a condizione che l’edificio ricostruito dopo la demolizione abbia una volumetria non superiore a 10.000 metri cubi incrementabile fino al 35 per cento. Nel nostro caso, un edificio con volume dichiarato di 16.000 mc può essere demolito, con perdita di 6.000 mc da considerarsi mai esistiti; a questo punto, è come aver avuto un edificio da 10.000 mc. da ricostruire, con i benefici, nella quasi generalità dei casi, di poterne cambiare l’uso e di aumentarne il volume. Ma è proprio da questo punto che scattano le restrizioni poste dal Piano Paesistico Regionale, che non consente alcun aumento volumetrico, aggravate dai vincoli ambientali esistenti in quella zona. Quindi, niente aumento del 35% e niente piani interrati, come invece previsto nella Convenzione. Inoltre, essendo pacificamente area non edificabile (essendo vietato costruire nuovi edifici e alterare quelli esistenti cosa vuoi edificare?) è obbligatorio ricostruire a 30 metri di distanza dalla via Aurelia.

Allora non ci resta che sperare nella Magistratura o in noi stessi al momento del voto. La prima non si è ancora espressa e speriamo che lo faccia presto, come sembra opportuno, per consentire agli elettori di decidere sapendo (speriamo altresì che nel frattempo non ci sia un’incursione anche a Palazzo di Giustizia!). A noi elettori è venuto in soccorso il Difensore Civico Regionale, già Procuratore della Repubblica di Genova, la più alta carica della Magistratura inquirente, il quale ha scritto che il PTCP non consente nella zona la costruzione di nuovi edifici né l’alterazione di quelli esistenti e notificando, così, l’illegalità dei permessi. Ciò costituisce l’informazione ufficiale che ci voleva, per noi e non solo: egli, infatti, ha anche scritto di non poter adottare provvedimenti, diversamente da quanto consentito all’Autorità Giudiziaria, e, sembra di poter capire, chi detiene questo potere dovrebbe farlo. Io non so se abbia fatto riferimento al Dott. Piacente che lo ha sostituito o alla Magistratura savonese, ma so che qualcuno deve farlo.

Intanto, noi con questa informazione non confutata né confutabile dovremo votare; ma come si farà a giustificare chi deciderà, comunque, a sostenere gli artefici delle illegalità? Troppe persone a Celle hanno ucciso la propria coscienza.

Luigi Bertoldi

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