Carbone e partigiani

Carbone e partigiani

Vedo che i nostri sindacati locali …leggi…. continuano imperterriti ad appoggiare la nefasta politica industriale basata sulla filiera del carbone, col pretesto della crisi economica provinciale e del conseguente progressivo depauperamento dei posti di lavoro; anche ieri in sede di commissione provinciale, convocata sul tema della crisi della Fac, nell’introdurre l’argomento, hanno accennato alla grave crisi industriale ed economica provinciale, rilevando che da parte degli enti locali non c’è sufficiente appoggio allo sviluppo industriale per via di presunti impatti ambientali riferiti (come se non ci fossero abbastanza evidenze!) da taluni (probabilmenta anche da parte del sottoscritto). …

Non ho potuto in quella sede replicare, ma la mia risposta sarebbe stata che certi impatti ambientali sono anche e soprattutto impatti sanitari! Ai nosri sindacati non iinteressa affatto la devastazione ambientale e sanitaria, ma anche turistica (vedi recenti osservazioni di albergatori al proposito) e agricola che l’industria del carbone apporta sul nostro territorio; tra l’altro non c’entrano proprio nulla presunte e fantomatiche influenze”padane” (non leghiste) sull’inquinamento da P.

M.nell’area della Valbormida, dato che quest’ultima, oltre le emissioni della Tirreno Power, subisce quelle in sede locale dell’italiana Coke.Cosa forse ancora più stupefacente è che essi non capiscono (o meglio, non vogliono

capire) che non solo non è accettabile sacrificare la salute dei cittadini in none di maggiori posti di lavoro, ma che questi ultimi sono assai meno numerosi nonchè assai meno qualificati di quelli che si avrebbero con l’uso delle energie rinnovabili; e non sono solo parole queste, oramai anche in italia è evidente che il fotovoltaico e l’eolico stanno dimostrando che il futuro prossimo energetico è tracciato (soprattutto dopo il vittorioso referendum contro il nucleare), e solo una politica miope, se non cieca, può affermare il contrario. I loro colleghi sindacati di Casale M. hanno mostrato sicuramente, pur con titubanze iniziali, di collocarsi in una dimensione più moderna, adeguata ai tempi, mettendosi in prima fila nella causa civile intentata contro l’Eternit. Tra l’altro nella sentenza sulle morti da amianto si parla pure di comportamento doloso, e non colposo, dell’azienda; e qui da noi, ormai, tutti (dai sindacati alle aziende, fino ai politici) non possono più dire di ignorare le conseguenze letali del carbone sulla salute dei cittadini. Riguardo poi al paragone degli oppositori all’uso del carbone (tra cui mi onoro di appartenere) con i partigiani (sono anche iscritto all’Anpi), forse potrà pure essere un’espressione un pò forte, ma non certo eccessiva, che rende invece molto bene l’idea di una lotta di liberazione dall’oppressione esercitata sul nostro territorio dalla politica tanto affaristica quanto miope e arretrata delle lobbies industriali del carbone e dagli amministratori e sindacati che le appoggiano. Certo i partigiani ci hanno rimesso la loro vita nella lotta al nazifascismo, a differenza dei”partigiani” attuali; ma anche questi ultimi cercano di combattere per un futuro migliore per le generazioni successive, affinchè oggi finisca per sempre la”dittattura” del carbone per non continuare ad avere in futuro l’elevata morbilità e mortalità presenti sinora(e in ogni caso, purtroppo, almeno per il prossimo decennio), per via di tumori, di ictus e infarti, ma anche di malattie neurodegenerative come Alzheimer e parkinson La dittatura di allora causava morti immediate(fucilazioni) o quasi (deportazioni), quella di oggi, presente da oltre 40 anni, provoca invece morti dilazionate nel tempo, spesso fonti di grandi sofferenze, anche per i familiari dei malati; oltre a tutto ciò, essa è causa di gravissimi deficit economici, a partire dal settore della sanità, per finire, come già detto, al turismo e all’agricoltura.

 

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