COMUNICATO STAMPA COMITATO AMBIENTE SALUTE VALBORMIDA |
– La centrale a biomasse di Ferrania, oltre ad essere quasi 3 volte più potente di quanto consenta il Piano Energetico Regionale, sarà una fonte di inquinamento, a parità di potenza generata, maggiore di una centrale a metano e simile ad una a carbone, soprattutto per quanto riguarda la polveri sottili. Questo aspetto è stato espresso in modo chiaro e dettagliato da esperti durante il Convegno organizzato dal CASV il 12 dicembre 2010, ed emerge anche da numerosi studi scientifici realizzati sull’argomento. – La situazione attuale nel territorio del Comune di Cairo, relativamente alle concentrazioni di polveri sottili, non è affatto rassicurante, come dimostrato dai dati rilevati dalla centralina dell’ARPAL sita a Cairo M, i cui dati sono consultabili via Internet sul sito della Regione Liguria. Installare nuove fonti di inquinamento non potrà far altro che peggiorare la situazione ambientale, e quindi anche quella della salute di migliaia di cittadini. Un incontro pubblico dedicato a tale argomento è stato organizzato dal CASV venerdì 7 maggio 2010 ed invitiamo tutti gli interessati a partecipare. – Purtroppo, quando decenni fa si iniziò a parlare dei rischi collegati all´inalazione di fibre di amianto, si parlò di allarmismo. Ora, dopo molti anni, i danni procurati dall ´amianto sono sotto l’occhio di tutti, non vorremmo che ciò accadesse anche con le polveri sottili. – Il rilancio occupazionale della Ferrania non passa attraverso la costruzione di una centrale a biomassa o, come in un recente passato si sosteneva, da una centrale a carbone, ma sviluppando prodotti tecnjavascript:errsend%20()ologicamente avanzati nei settori industriali che garantiscono elevati tassi di sviluppo negli anni a venire. Ferrania Solis potrebbe rivestire nel settore delle energie rinnovabili un ruolo da protagonista, tuttavia l’immagine dell’Azienda potrebbe essere in parte danneggiata, se la produzione di pannelli fotovoltaici fosse associata ad impianti ad alto impatto sulla salute e l’ambiente, come ad esempio una centrale elettrica a biomasse da 10 Mw. – Continuare ad utilizzare il ricatto occupazionale per costruire la centrale a bomassa appare ormai una arma spuntata, considerando che essa potrà occupare al massimo una decina di persone e tenendo conto che la filiera locale del legno non sarà in grado di fornire a prezzi economicamente vantaggiosi, in relazione al capitale investito, i volumi di legna richiesti per il suo funzionamento. Ci auguriamo pertanto che il progetto di rilancio industriale di Ferrania venga ridefinito, senza l’installazione di centrali altamente inquinanti e sviluppando quei settori a basso impatto ambientale, legati alle tecnologie per produrre energia rinnovabile, che negli ultimi anni hanno creato in tutta Europa centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. Maria Sofia Sterzi Comitato Ambiente Salute Valbormida
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