Funivie – Nulla di concreto, ma perdite in capo alla collettività

Dopo quattro anni di inattività dell’impianto, che la crisi di Funivie sia il simbolo della decadenza savonese con classi dirigenti e sindacali inconcludenti, quanto inutili alla soluzione dei problemi che affliggono diversi settori dell’economia savonese, lo abbiamo già sottolineato in numerosi articoli.

Secondo quanto già emerso dal resoconto del 3 marzo 2020 della Commissione permanente lavori pubblici, comunicazioni del Senato della Repubblica, la fermata degli impianti risalirebbe alla sera tra il 23 e 24 ottobre 2019, ma la caduta dei piloni, provocata dagli eventi alluvionali si colloca a fine novembre 2019. Quindi prima di impegnare soldi pubblici per il ripristino dell’impianto sarebbero da chiarire le responsabilità di chi ha avuto in gestione l’impianto ed in particolare lo stato di manutenzione e le cause che hanno determinato la fermata del 23 e 24 ottobre 2019.

Le procedure per la riattivazione dello storico impianto funiviario che trasporta il carbone e le rinfuse dal terminal alti fondali del Porto di Savona alla Italiana Coke di Cairo Montenotte, verosimilmente per evitare di assegnare qualche responsabilità sia ai gestori che ai controllori, sembrano essersi così letteralmente impantanate. Ricordiamo che, ad inizio anni duemila, per collegare il terminal alti fondali alla prima stazione dell’impianto funiviario era stato stanziato un cospicuo investimento, per la costruzione di un tunnel sottomarino con nastro trasportatore.

Terminal alti fondali

Il Secolo XIX del 24 settembre 2022 titolava “Funivie ecco il decreto «Concessione revocata». Autorità portuale gestirà il ripristino dell’impianto”. Secondo quanto riportato nell’articolo il decreto prevede che “per assicurare la continuità dei servizi, è stato previsto che in caso di cessazione del rapporto concessorio entro il 31 dicembre 2022, il Presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale (Signorini) provvederà alla gestione diretta dell’impianto funiviario”. Il sindacalista Simone Turcotto della CGIL savonese prendeva atto della chiarezza del passaggio di consegna della gestione da parte del commissario Signorini.

Ad oltre un anno di distanza dal decreto ed a quattro dalla fermata degli impianti (23 e 24 ottobre 2019) sembra di essere sempre allo stesso punto. Secondo quanto evidenziato anche sull’articolo della Stampa del 27 ottobre 2023, dove un’ennesima passerella tra sindacati, rappresentanti dell’Autorità di sistema portuale del Mar Ligure occidentale ed il commissario straordinario dell’impianto funiviario “ha posto delle positive premesse senza portare, però, nulla di concreto”. La chiarezza sembra già essere sfumata.

Quello che è invece chiaro e concreto è che i costi per l’eventuale ripristino dell’impianto e della cassa integrazione per i lavoratori sono in capo alla collettività, mentre i profitti fino al 23 e 24 ottobre 2019 sono stati in capo ai privati.

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