Tirreno Power

Carbone e nucleare
Leggendo… questo articolo… non mi son stupito più di tanto: già nell’o.d.g.che presentai oltre due anni fa in consiglio provinciale avevo accennato all’emissione di radiazioni nelle immediate vicinanze di una centrale a carbone, dato che da ricerche effettuate sul web avevo scoperto questo ulteriore pericolo della combustione del carbone, in particolare mi ero basato su documenti di studi nazionali e internazionali riportati dal Dott.Paolo Franceschi…….
 All’inizio dell’anno, in un pomeriggio freddo e piovoso, nell’ambito di un’intervista programmata di Rai 3 Liguria a un rappresentante di favorevoli all’ampliamento a carbone (il sindacalista Congiu) e a un altro di oppositori al progetto di Tirreno Power (Gervino di Uniti per la salute) davanti alla centrale di Vado, prima che le interviste ufficiali iniziassero, dissi al giornalista Rai del pericolo ulteriore (oltre a tutti gli altri) alla salute rappresentato da queste radiazioni, simile, se non peggiore,di quello dovuto all’emissioni radioattive di una centrale nucleare; al che quello strabuzzò gli occhi, esclamando:”Ma davvero?”. Naturalmente nulla fu riportato in quell’occasione, la mia osservazione non era”ufficiale” ma, guarda caso, in un recentissimo servizio su Rai 3 Liguria sull’argomento ampliamento, lo stesso giornalista,nell’esposizione del servizio(in cui non compariva), parlava della presenza di emissioni radioattive attorno a una centrale a carbone. Leggendo poi un …altro articolo… di pochi giorni fa (stranamente non ripreso dalle fonti classiche dei mass-media), mi son domandato prima di tutto se vi fosse veramente questa correlazione tra la fuga radioattiva giapponese e le morti americane a distanza di migliaia di chilometri; ma anche che bisognava tener conto di vari fattori:la grande distanza spaziale e nel contempo l’enorme quantità di radiazioni nucleari emesse, mentre nel caso di una centrale a carbone si tratta non di fuga ma di emissioni radioattive, quindi in assai minore quantità, con inoltre interessamento di un raggio di alcuni, e non migliaia,di chilometri; ma vi è da notare che questa limitata fascia di territorio viene coinvolta non pochi giorni o pochi mesi, come può esser capitato al vasto territorio americano per la fuga radioattiva nucleare giapponese, ma per alcune decine di anni, esattamente, nel caso di Vado-Quiliano, per oltre quaranta! E quindi anche un non-scienziato potrebbe arrivare a concludere che pure una centrale a carbone come quella di Vado, solo per quanto riguarda le emissioni radioattive nel territorio ad essa immediatamente circostante, può sicuramente provocare, in decine di anni di attività, numerose morti premature della stessa natura(tumori,leucemie, linfomi) di quelle causate dalla fuga radioattiva di una centrale nucleare. Senza contare, poi, del gran numero di morti dovute alle emissioni di solfati, nitrati, metalli pesanti e polveri sottili, coinvolgenti stavolta un territorio nel raggio di almeno 50 km., emissioni assenti in una centrale nucleare. A questo bisogna aggiungere 2-3000 morti premature in più stimate nei prossimi 40 anni a causa dell’ampliamento a carbone previsto per la centrale di Vado.

E allora, se si è fatto un referendum, che ha poi avuto un esito ampiamente positivo, sull’abolizione del nucleare quale possibile fonte energetica per l’Italia, perché non farne ora anche uno sul rigetto del carbone? Pure in Cina…leggi…si comincia ora a protestare verso il carbone quale fonte di energia, e, si badi bene, non per via delle non poche tragedie causate da crolli o fughe di grisù nelle loro miniere, ma per le emissioni altamente inquinanti delle centrali. Parliamo della Cina, la nazione da sempre leader al mondo per i suoi giacimenti di carbone e per l’alta concentrazione nel territorio di centrali a carbone, ma che da qualche anno, si sta accorgendo che al carbone e al nucleare, sono assai più preferibili, ambientalmente, ma anche economicamente, le fonti di energia rinnovabile, in particolare eolico e solare. Economicamente anche per via delle minori, se non assenti, ricadute sui vari settori economici, dall’agricoltura al turismo, per non parlare poi dei rilevanti risparmi nel settore sanitario, con minori ricoveri, minori accertamenti diagnostici, minore spesa farmaceutica. Ma perché in Italia, in particolare nella nostra provincia,dobbiamo sempre essere costretti a subire questa nefasta tragedia del carbone?

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