Sono molto dispiaciuto nel vedere la mia città natale e dei miei nonni scendere sempre di più verso il basso e diventare sempre più vecchia, assistita e soprattutto sempre più colonia genovese.
Quando ero studente, negli anni ‘60, Savona era una città opulenta, addirittura seconda nella classifica delle città italiane per ricchezza pro capite, per non parlare della gloriosa storia del Libero Comune di Savona dei secoli passati.
Pur essendo città industriale le strade erano pulite, i giardini di Piazza del Popolo gremiti di bambini, fra i quali spesso vi sono stato anch’io, con la vecchia Stazione a rappresentare il periodo socio culturale della Belle Epoque, un’era gloriosa ormai passata.
Il primo sfregio alla bella città ottocentesca ereditata dai vecchi autoctoni savonesi veniva fatto con la demolizione della bella Stazione ferroviaria e la costruzione dell’orribile attuale Tribunale da parte delle C.C.P.L. – Cooperative rosse di Reggio Emilia.
Da lì in poi sono iniziate ad apparire costruzioni sempre più orrende, con il solo scopo di fare pura speculazione, fino ad arrivare al culmine con l’impiego di quegli spazi attigui al porto, prima adibiti a usi industriali, che erano stati la fortuna economica della città, per costruirvi l’ecomostro Crescent, ponendo definitivamente fine alla possibilità di qualsiasi attività produttiva moderna legata al settore nautico e alle nuove tecnologie dell’indotto relative a tale settore, di cui l’Italia ha il primato nel mondo.
Mentre le altre città iniziavano a organizzare la riconversione delle attività, ormai diventate obsolete, a Savona prima si erigevano muri contro il cambiamento, come se il cambiamento si potesse fermare con gli scioperi e le manifestazioni nelle strade della città e sotto sotto si preparava la strada alle speculazioni edilizie da realizzare su tali, appena citate, aree ex industriali.
Era l’inizio di una decadenza, non solo economica, ma anche socio culturale, che porterà ai giorni nostri alla distruzione di buona parte della ricchezza acquisita in passato e la perdita di 20.000 residenti, specialmente giovani.
Le cause di questa decadenza risiedono nelle decisioni scellerate degli amministratori locali, spesso prese in allineamento alla strategia dei genovesi, i quali hanno sempre considerato Savona come un’insignificante periferia estrema di Genova, a loro uso e consumo.
Il genovese Claudio Burlando, che è stato per decenni il vero leader del Partito Democratico ligure, di fatto ha distrutto l’economia e l’autonomia della nostra città e i suoi compagni savonesi, tutti impegnati a costruirsi la loro carriera politica all’ ombra del loro Kapo, glielo hanno permesso allegramente.
Oggi un altro genovese pare abbia intenzione di completare l’opera iniziata da Burlando, anche lui naturalmente con la complicità dei suoi ascari locali; stiamo parlando dell’astro nascente della Lega di Salvini, il genovese Edoardo Rixi.
In tempo elettorale il sommo Edoardo si degna di venire nella colonia di ponente della “Superba” per parlare a Sanremo “di isolamento infrastrutturale della Liguria” e a Savona “di turismo”….VEDI.… giusto per carpire il voto di quelli che lui considera i gonzi della riviera; ma della nostra città non gliene importa più di tanto ed io personalmente ne sono testimone: quando da Consigliere comunale della allora Lega Nord chiedevo aiuto, per il bene della mia città, lui si infastidiva e durante le riunioni non mancava di affermare “io prima di tutto sono genovese”.
Oggi il superbo Edoardo Rixi viene a chiedere il voto dei savonesi nel loro Collegio Uninominale!
In poche parole a Savona chi vota all’uninominale della Camera dei Deputati centro destra, automaticamente vota Edoardo Rixi.
Parlando di cose concrete ed attuali relative alla nostra città, ciò che oggi deve allarmare seriamente i savonesi è il fatto che, salvo smentite, sembra che l’astro nascente stia perseguendo l’obiettivo dettato dall’altro genovese, ora apparentemente non più di moda, e cioè quello di trasformare Savona in un enorme centro di raccolta e gestione delle rinfuse nere, naturalmente con la complicità, ancora una volta, degli “yes men” locali.
Burlando perseguiva la pista del carbone con la piena collaborazione della politica locale e c’è voluta la magistratura a bloccare le polveri sottili della Centrale a Carbone di Vado, che ha creato non pochi disastri e morti. (VEDI).
Oggi temo che, in alternativa alle polveri sottili, ci venga proposta la diossina dei rifiuti solidi urbani di Napoli e delle regioni meridionali, da trasportare attraverso i vagonetti delle funivie in Val Bormida, dove poi venire “termovalorizzati”.
Questo accanimento terapeutico per salvare le funivie, che sono di proprietà genovese, da parte del senatore Ripamonti, con la longa manus del suo Kapo genovese – che fra l’altro era uno dei promotori della costruzione di un deposito di bitume nel porto di Savona, pericolo poi fortunatamente scongiurato – deve preoccupare non poco i savonesi, in quanto la loro città, dopo il carbone e il bitume genovese, corre realmente il rischio di dover respirare in futuro anziché le polveri sottili stavolta la diossina di Napoli, che naturalmente, dai vagonetti della funivia di Savona non arriva né a Laigueglia nè a Genova, ma a Savona e dintorni si.
Sono anni che Savona non è rappresentata da cittadini savonesi né in Parlamento nè in Regione, bensì da insignificanti personaggi della riviera di ponente, i quali di Savona, città Capoluogo, e della sua economia non sanno niente (vedi il mio articolo precedente) e neanche se ne preoccupano – ammesso che ne siano capaci – tutti unicamente indaffarati alla ricerca disperata di una sistemazione remunerata per sé stessi e per i loro amici, ora abbiamo addirittura un genovese.
Alla fine, tuttavia, sono pur sempre i savonesi che con il loro voto avallano le manovre perpetrate alle loro spalle, per cui continuando a votare per i boia della città con la speranza che siano clementi, si sbaglieranno nuovamente.
Ora ci propongono nell’ UNINOMINALE di votare, a rappresentare la nostra città, un genovese che considera Savona la periferia estrema della sua Genova, il quale oggi parla di turismo; domani chissà se si tenterà di nuovo col bitume o che “ per il bene delle funivie”, non ci arrivi la rumenta, sotto il nome di “altre tipologie di rinfuse”, come ci era stato illustrato nella famosa II Commissione comunale di due anni fa?
Una nazione può sopravvivere ai suoi imbecilli e anche ai suoi ambiziosi, ma non può sopravvivere al tradimento dall’interno”. Marco Tullio Cicerone
In cabina elettorale i savonesi sappiano riflettere e ponderare, e valutino bene come e dove mettere la croce, tenendo bene a mente la massima del grande politico e filosofo della Roma imperiale.
Silvio Rossi Da Trucioli savonesi