Uniti Per La Salute ODV
Associazione di Volontariato
Quiliano, 21/06/2022
Continua presso il tribunale di Savona il processo a carico di 26 fra dirigenti e amministratori della centrale a carbone di Vado Ligure-Quiliano.
Crediamo si debba sempre ricordare che si tratta di un procedimento penale che ha come riferimento una vasta parte del territorio savonese e che i capi d’imputazione sono pesanti: si parla infatti di disastro sanitario e ambientale!
In questo contesto le difese degli imputati i cercano naturalmente di scalfire il ponderoso impianto accusatorio con tutti i mezzi loro consentiti dalle norme in vigore.
Questa mattina è stata la volta della consulente dott.ssa Pera, commercialista, a subire l’intenso fuoco di fila delle difese che peraltro non ci pare siano riuscite a contestare la sostanza di quanto documentato dalla consulente nella scorsa udienza. I documenti prodotti (in parte reperiti con difficoltà) parlano da soli.
Ricordiamo quello che ci pare tra i più importanti aspetti emersi dalla consulenza già esposto nella scorsa udienza: il progressivo depauperamento delle risorse societarie soprattutto negli anni tra il 2004 e il 2009, in ragione della distribuzione ai soci di ben 428 milioni di euro di utili. Questa somma, come documentato dalla consulente, avrebbe ben consentito alla società di ambientalizzare i vecchi impianti e di realizzare il carbonile.
Nell’udienza di oggi a precisa domanda dell’avvocato Casellato (difensore del WWF, parte civile) la dott. Pera ha chiarito che il costo per l’adeguamento del carbonile ammontava a circa 40.000.000 di euro, ma soprattutto che il rapporto fra questo costo e l‘ammontare complessivo che i soci si erano divisi fra il 2004 e il 2009 corrispondeva ad appena il 9 – 10% degli utili e dividendi. Questa è una circostanza che riteniamo estremamente importante perché crediamo sarebbe bastato relativamente poco per adeguare il carbonile. Poi sul discusso Comitato di Gestione, non previsto né disciplinato dallo statuto della società, ha confermato che si trattava di organo di cui lei ha avuto contezza solo a seguito della perquisizione del 2014, e che peraltro risultava avere un significativo potere decisionale e gestorio anche rispetto alle decisioni in materia ambientale.
Il consulente della Procura ha inoltre ha espresso alcune gravi perplessità sull’efficacia e l’effettiva indipendenza dei componenti degli organi di controllo societari (come il collegio sindacale), anche in relazione alla presenza di questo Comitato di Gestione che non era previsto nello statuto e che non risultava essere stato formalmente nominato dal CDA.
Alla domanda di un avvocato delle difese sulle ricadute economiche della società dovute al sequestro dei gruppi a carbone la dott.ssa Pera ha affermato che il sequestro dell’impianto a carbone eseguito nel 2014 in qualche modo ha interrotto i guadagni della società perché non più in grado di produrre energia (dal carbone), ma è stato più un vantaggio che non un danno economico per Tirreno Power argomentando che, se non fosse intervenuto il sequestro, la società avrebbe dovuto realizzare il carbonile a servizio dei gruppi VL3 e VL4 che erano comunque a fine vita. Ad ulteriore domanda sull’impatto occupazionale del sequestro la consulente tecnica ha risposto che, ancor prima del sequestro, l’azienda avrebbe previsto di fare a meno di diversi dipendenti.
Da quanto leggiamo nel comunicato aziendale, a parere dell’azienda la dichiarazione della dott.ssa Pera sugli effetti del sequestro che “avrebbe sbalordito l’aula”; noi di Uniti per la salute eravamo presenti in aula e non abbiamo percepito alcuno sbalordimento a seguito di questa affermazione, conseguente ad una (incauta) domanda della difesa degli imputati, perché non si è trattato affatto di un’affermazione apodittica da parte della consulente, ma invece puntualmente argomentata sul piano tecnico-economico.
Inoltre abbiamo letto sempre da parte aziendale che per la consulente della Procura questo sarebbe il primo processo per disastro ambientale. Premesso che le capacità e l’esperienza della dott.ssa Pera, anche in ambito processuale, sono certificate dal suo ricco curriculum professionale esposto nella scorsa udienza, è evidente l’assoluta irrilevanza della circostanza in quanto la consulente era stata chiamata a rispondere (ed ha puntualmente riposto) su quesiti di ordine societario ed economico, di cui è una nota esperta.
Quanto alla supposta visione ideologica dei fatti sostenuta dall’azienda nei riguardi della consulente della Pubblica Accusa, riteniamo che la ricchissima documentazione acquisita e sequestrata a Tirreno Power, comprendente tra gli altri tutti i verbali dei consigli di amministrazione e i verbali delle riunioni del fantomatico Comitato di Gestione (organo non previsto dalla statuto e sostanzialmente sottratto ad ogni controllo societario, la cui esistenza è stata acquisita soltanto a seguito di una perquisizione), costituisca un punto di riferimento solido ed imprescindibile nello sviluppo del processo, che la consulente della Procura della Repubblica ha interpretato con estremo rigore, assoluta competenza senza la benché minima visione “ideologica” (avendo ricoperto la funzione di sindaco, non in associazione ambientaliste, ma in importanti società per azioni).