Il bullismo, in ambito scolastico, sportivo e, in passato, anche marziale, è un fenomeno certamente non recente, seppure la sensibilizzazione massiva sul tema risale a pochi decenni fa. Anche la sua variante elettronica, probabilmente più infima in quanto difficile da far emergere, il cyberbullismo, è cosa oramai arcinota, ed è stata ben analizzata, tra gli altri esperti, anche dal passato primo cittadino Ilaria Caprioglio. Molte ed efficaci sono state le campagne per la sua prevenzione ed il contenimento, anche locali, sebbene non bisogna abbassare la guardia in proposito.
In questo contesto, dove l’agire attraverso divulgazione nei diversi canali è realtà da anni, non riesco ad afferrare l’importanza di un “tavolo” o, meglio, di un “patto” laddove le passate esperienze, in ambiti similari, non hanno dato il frutto sperato, arenandosi alle prime riunioni.
C’è bisogno di portare ancora aiuti dentro le scuole, con sportelli psicologici, incontri nelle aule, seminari di esperti, formazione del corpo docente e sensibilizzazione degli alunni mentre, per prevenire l’altra grave piaga dell’abbandono scolastico, talvolta conseguente ma il più delle volte funzione di altre cause, un servizio specifico di riorientamento.
Basta parole, è tempo di fatti!
Anche se è noto che la sinistra è da sempre appassionata di teorie dei massimi sistemi, occorre agire nel concreto.
Per questo, sommessamente, in qualità di docente in prima linea, mi permetto di consigliare la visione di questo breve documentario, per immedesimarsi nei panni delle vittime di bullismo, e di farlo vedere ai nostri ragazzi.
PS pochi minuti prima di cimentarmi nella scrittura di queste righe, mi sono imbattuto in rete in un post di dubbio gusto e volgarità certa (passando per le violenze perorate verso la lingua italiana). Prima insegnare l’educazione e il rispetto ai nostri figli, iniziamo a guardare dentro di noi e ad evitare di sponsorizzare messaggi violenti verso chi ha la sola colpa di non pensarla come noi.
ALESSANDRO VENTURELLI