BANDIERE BLU

 CI RISIAMO CON LA STORIA
 DELLE BANDIERE BLU

 Ci risiamo con la storia delle bandiere blu per le acque marine dei comuni costieri italiani, tra i quali come sempre quelli liguri, e savonesi in particolare, fanno la parte del leone. Non è l’unico parametro su cui si basa questa scelta, ma è proprio la qualità dell’acqua che bagna le spiagge il fattore principale, per il quale il mare risulterebbe tanto più pulito, e quindi balneabile, quanto più efficiente è l’azione dei vari depuratori presenti, i quali riducono al minimo l’inquinamento organico, costituito in prevalenza da microorganismi coliformi. Ma…l’inquinamento inorganico, o chimico che a dir si voglia? La presenza eventuale di idrocarburi aromatici policiclici e di metalli pesanti come piombo, mercurio, nichel, arsenico, cromo, zinco, cadmio e altri ancora? Nell’articolo de La Stampa del 10 maggio non se ne fa cenno alcuno, come neppure se ne faceva gli scorsi anni, ergo il problema non si pone proprio, come logico sarebbe se la costa ligure vedesse sfociare torrenti senza alcun scarico industriale. Ma un recente studio condotto dall’Arpal e pubblicato nel gennaio 2010, tra il quasi silenzio generale dei mass media ufficiali, dimostra proprio il contrario: paragonando le analisi chimiche delle acque marine, sia superficiali che profonde, alle foci dei torrenti liguri, si evidenzia che sono il Quiliano e il Lerrone ad avere i maggiori problemi di inquinamento industriale; logico, si direbbe, il primo raccoglie gli scarichi della Tirreno Power di Vado-Quiliano, mentre il secondo, fino a pochi anni fa, quelli della Stoppani di Cogoleto. Tra i due, chi sta peggio è decisamente il Quiliano, il quale, come si vede dai grafici dello studio Arpal, ha un’elevata concemtrazione di metalli pesanti, mentre elevatissima, addirittura fuori scala, è quella degli I.P.A., come il benzopirene, una delle sostanze più cancerogene in assoluto. Quando qualche mese fa portai in consiglio provinciale un’interpellanza su questo studio, che cosa mi rispose il saccente assessore provinciale all’ambiente Marson, ora candidato a sindaco del comune capoluogo di provincia? Ovviamente sottovalutando il problema, affermò che quei depositi velenosi sui fondali marini alla foce del Quiliano erano stati causati soprattutto da anni e anni di attività industriali dei vari stabilimenti operanti in quel di Vado l., con Tirreno Power che era solo l’ultima arrivata, e sulla quale peraltro, e questo è vero, non vi è alcuna prova certa del reato, non essendovi mai stato alcun controllo pubblico sulle emissioni in acqua, come del resto, aggiunsi io, su quelle in aria, entrambe in regime di autocontrollo da parte dell’azienda  “E allora”, replicai? “ora c’è questo studio condotto da Arpal, perchè non approfondire la questione e chiederne conto all’azienda?” Inoltre gli feci rilevare che la maggior parte delle altre industrie vadesi scaricavano, e scaricano, non sul Quiliano, bensì sul torrente Segno, che sfocia poco più di 1 Km. a ponente. Al che, come spesso gli accade in queste occasioni, il gran competente Marson allargava il suo sorriso quanto faceva con le sue braccia, e la sua risposta lì terminava. In conclusione, i fondali della rada di Vado sono altamente tossici, come dimostrato anche da un precedente studio Arpal, condotto assieme all’Istituto universitario di biologia marina di Livorno nei primi anni 2000, e le correnti marine prevalenti in prossimità della costa ligure hanno direzione est-ovest, portando quindi queste sostanze verso i comuni costieri di tutta la riviera di ponente. Ciò avverrà in misura ancora maggiore quando verrà dato inizio al dragamento dei fondali della rada vadese per la posa degli enormi piloni di sostegno della megapiattaforma Maersk. Ma state pure sicuri che anche in quell’occasione le bandiere blu continueranno a sventolare fiere in tutti i comuni rivieraschi della provincia di Savona e Imperia, sventolando ancora con maggior vigore al soffio del vento di grecale che reca con sè, e in futuro ancor di più, le polveri sottili e gli stessi metalli pesanti delle ciminiere della Tirreno Power, completando così un gran bel servizio davvero reso al turismo costiero della nostra provincia.

PS …Marson ha confuso l’acqua di scarico con quella di raffreddamento, affermando quindi che semmai Tirreno Power scarica nel Quiliano acqua che è solo eccessivamente calda

Marco Caviglione

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