Una sfida indegna di Marson e una meschina accettazione di Berruti Apprendo con stupore e con sbigottimento la notizia apparsa su tutta la stampa locale in merito al guanto di sfida lanciato da Marson a Berruti per un confronto a due in piazza Sisto IV il 13 maggio a Savona.
Non sono indispettito o stupefatto, ma letteralmente incazzato per una proposta così indegna da parte del candidato Marson e per la conseguente accettazione al confronto del sindaco uscente Berruti altrettanto meschina nei riguardi degli altri 5 candidati, che entrambi considerano “minori”.
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Minore non è l’impegno degli altri, minore è l’ordine della ragione con cui si presentano al voto i due candidati che, in uno scambio miserevole e penoso, non posseggono il benchè minimo pudore nel rispetto della democrazia, del diritto, della legge,dell’equità e dell’uguaglianza degli elettori.
Se una tale proposta fosse arrivata dopo il ballottaggio nulla da eccepire, ma in momento come questo, dove l’ombra malefica dei cloni dell’irresponsabilità nazionale invade la ragione repubblicana e liberale, ci dimostra come anche a livello locale le due facce della stessa medaglia si nutrono e vivificano scambievolmente nella casta degli interessi su cui esercitano l’autorità .
Così è dimostrato che se da una parte coloro che detengono il potere lo esercitano, lo reclamano e ne dispongono, dall’altra i pretendenti si presuppongono quali incarnatori della verità e quindi legittimati al dominio dei loro amministrati secondo il concetto delle vittime.
Fin dai tempi della rivoluzione francese gli “Arrabbiati” hanno isolato l’antinomia radicale e liberticida, e due secoli dopo, anche se la nozione di rivoluzione esige una riconsiderazione, resta l’idea di una verità “proporzionale” sostenuta dall’evidenza e non dalle logiche di accorpamento di un bipolarismo da accanimento terapeutico.
Concludo ricordando ai due “pescecani” che l’elitismo democratico da entrambi conclamato e l’omogeneizzazione della classe politica sono la valvola di sfogo dell’assenteismo dei cittadini e che se “galantuomo” in politica significa ancora qualcosa, provino a cancellare dal loro vocabolario la parola individualismo per un senso di maggiore rispetto e sensibilità nei confronti del proprio simile.
GENTA GIOVANNI PIETRO CANDIDATO SINDACO FLI FUTURO E LIBERTA’
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