SUL NO ALL’AMPLIAMENTO DELLA CENTRALE DI VADO LIGURE
La vicenda dell’ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure rischia di venire strumentalizzata non poco in conseguenza dell’imminente campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Savona….
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Proviamo quindi a fare alcuni ragionamenti senza partecipare alla gara tra chi è il più duro verso la Tirrenopower. La premessa è che Sinistra Ecologia Libertà è stata da sempre, e rimane, assolutamente, contraria all’ampliamento della centrale, anche perché crediamo fermamente che occorra avviare da subito un percorso di superamento della combustione a carbone per la produzione di energia elettrica, accompagnato da forti investimenti per le energie alternative. Ciò impone, innanzitutto, che non vengano concesse autorizzazioni di ampliamento e/o di aumento della potenza dei gruppi già installati, a maggior ragione se tali impianti sono posizionati in aree ad alta densità abitativa come è quella di Vado Ligure e Quiliano. Un’altra ragione per essere contrari all’ampliamento è quella che nel comprensorio di Vado-Quiliano è prevista la realizzazione di tre interventi, che andranno ad incidere negativamente sull’ambiente, sulla salute e sulla qualità dei residenti, senza che sia mai stato predisposto uno studio di insieme sulle conseguenze di impatto ambientale. Infatti, oltre all’ampliamento della centrale, è prevista la realizzazione della piattaforma Maersk e del centro di smistamento Nordiconad, strutture queste che faranno aumentare notevolmente il traffico di veicoli pesanti con negative conseguenze sull’inquinamento dell’aria. Sinistra Ecologia Libertà ritiene che la salute debba essere tutelata, prima ancora che con efficienti strutture ospedaliere (che comunque andranno ovviamente mantenute e rafforzate), attraverso una forte campagna di prevenzione, e ciò deve indurre innanzitutto le autorità locali e nazionali a compiere scelte che riducano le emissioni inquinanti. A questo proposito, pur prendendone atto, non ci rassicurano certo le dichiarazioni della società Tirreno Power circa l’impegno alla riduzione delle emissioni, sia per le numerose passate inadempienze di tale società, sia per l’assenza di controlli sulle c.d. polveri sottili e l’impossibilità di eliminare completamente (o, almeno, ridurre sensibilmente) gli apporti inquinanti della combustione a carbone. Né ci rassicura la politica del governo nazionale, che in materia di energia ha sostanzialmente eliminato i finanziamenti per le fonti alternative e compiuto scelte assurde e pericolose e come quella del ritorno al nucleare, nonostante il referendum negativo del 1987 e nonostante la recente catastrofe giapponese. E ci preoccupa non poco la posizione dell’amministrazione provinciale di centrodestra e del candidato a sindaco del PDL Paolo Marson, che ha fatto dell’ampliamento della centrale uno dei suoi punti programmatici. Per ridurre, fino ad eliminare, il sistema della combustione a carbone per la produzione di energia (e per non sostituirla con la fissione nucleare) non bastano però le battaglie a livello locale in quanto bisogna pensare ad un diverso modello di sviluppo che innanzitutto sottragga al profitto privato la produzione ed il controllo dell’energia, così come degli altri beni necessari alla vita umana, l’acqua in primo luogo. Non a caso la nostra Costituzione, che una destra becera ritiene un fardello, prevede (art. 43) che “a fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale”. Il no all’ampliamento della centrale di Vado Ligure non può essere quindi disgiunto dalla battaglia affinché la produzione di energia torni sotto il controllo pubblico e, più in generale, dalla battaglia per la riaffermazione e l’attuazione delle norme costituzionali sulla funzione sociale della proprietà privata e sui limiti all’iniziativa economica “che non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno ala sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (art. 41 della Costituzione, quello che Berlusconi vorrebbe abolire). Solo nell’ambito di una società diversa da quella che conosciamo, di una società che rispetti le persone più delle merci, la tutela della salute può passare davanti al profitto ed alle speculazioni per cui fermarsi a dire no al carbone senza invocare un progresso basato su diversi rapporti di produzione e umani è del tutto inutile, se non demagogico. La riprova di ciò è data dalla posizione di sostanziale accettazione delle proposte aziendali assunta dai sindacati nella vicenda Tirrenopower: se infatti la scelta è tra la disoccupazione (o il precariato a vita) ed una occupazione in lavori inquinanti è molto difficile criticare chi sceglie la seconda. Vorrei fare un’ultima considerazione sull’esposto contro la centrale di Vado Ligure presentato alla magistratura da alcuni cittadini. C’è stata in questi giorni, sollecitata dalla libreria Ubik e di Savonanews (che su questo tema hanno fatto un’importante e positiva battaglia) una rincorsa da parte di alcune forze politiche a dichiarare pubblicamente l’appoggio all’esposto, ed in questo non c’è ovviamente nulla di male. Accertare infatti, anche dal punto di vista penale, se l’attività della centrale Tirrenopower di Vado Ligure rispetta la legge è assolutamente doveroso, tanto più che in questo caso l’eventuale mancato rispetto della legge si traduce nel mettere in pericolo la salute e la vita dei cittadini, diritti fondamentali di ciascun individuo. Ritengo però che il compito prioritario di ogni forza politica, a differenza dei semplici cittadini che non hanno altri strumenti, non sia quello di invocare l’intervento della magistratura, quanto piuttosto quello di costruire le condizioni affinché le decisioni che vengono assunte a livello politico abbiano riguardo innanzitutto alla salute ed alla dignità delle persone. Compito prioritario delle forze politiche savonesi, quindi, è quello, da un lato, di ribadire il loro no all’ampliamento della centrale e di mantenere coerentemente tale posizione ad ogni livello e, dall’altro lato, di fare tutto il possibile per costruire nuove occasioni di lavoro “pulito”, allo scopo di evitare che il sacrosanto rispetto della salute si traduca in povertà e disoccupazione. E’ certamente un compito difficile, specialmente in un periodo di crisi come questo, ma è l’unico che può permettere di trovare una soluzione positiva che passi attraverso un rilancio dell’economia savonese che non vada a discapito della qualità della vita nelle aree urbane del comprensorio.
Sergio Acquilino
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