Sacchetti biodegradabili – La Coop sei tu?

Sacchetti biodegradabili – La Coop sei tu?
 
La questione dei sacchetti biodegradabili continua inesorabilmente ad occupare pagine di giornali e servizi dei telegiornali.
In fondo gli italiani danno importanza alle questioni futili, e come diceva Winston Churchill …

“gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”.

Come fa notare il Tg di La7, l’Europa dichiara guerra alle plastiche inquinanti (non biodegradabili). Il Presidente francese Macron entro due anni si prefiggerebbe di commercializzare solo stoviglie di plastica biodegradabile mentre l’Unione Europea ha voluto precisare che la direttiva europea non impone nessun pagamento per i sacchetti, ma possono anche essere prese misure economiche, per cui il pagamento dei sacchetti (biodegradabili e non biodegradabili) è una scelta autonoma dell’Italia.

Video tg la7 del 06-01-2018

Il Secolo XIX di sabato 6 gennaio 2018 titola «La “guerra” del sacchetto divide i savonesi» e pone la questione, tra l’altro, sul fatto che molti esercizi commerciali posseggano ancora molti sacchetti del vecchio tipo non biodegradabile.

A tale riguardo bisogna ribadire che probabilmente il legislatore italiano non è risultato in sintonia con quello europeo o ha “voluto fare il furbo”.

 
Gentiloni,  De Vincenti, Quaranta

Vediamo un po’ chi sono i “colpevoli” di questa discussa normativa. Secondo quanto riportato sul sito Open Parlamento, trattandosi di atto di iniziativa governativa, i primi firmatari della legge sono il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni (PD) ed il Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti, professore di economia politica presso la Facoltà di Economia dell’Università di Roma La Sapienza ed autore di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali.

https://parlamento17.openpolis.it/singolo_atto/86996

Per ordine di partito tutti i deputati liguri del PD presenti in aula hanno votato favorevolmente l’ultima fiducia al provvedimento il primo di agosto del 2017.

Rileviamo anche il voto favorevole (al voto di fiducia era assente ma ha votato favorevole nel voto finale) del deputato Stefano Quaranta  in quota ad art. 1 MDP, eletto nel 2013 in Sinistra ecologia e libertà (SEL).

Ci chiediamo se i nostri parlamentari, immersi nella calura romana, sapessero bene cosa stessero votando.

La direttiva europea si pone come obiettivo la riduzione dell’utilizzo dei sacchetti non biodegradabili di fatti sulla direttiva europea non si parla di borse di plastica biodegradabili e compostabili, come invece inserito nel testo italiano di conversione della direttiva.

Per ridurre l’utilizzo di borse di plastica in materiale non biodegradabile, la direttiva europea prevede due possibilità, oltre a tempistiche più ampie rispetto alla trasposizione italiana:

a) adozione di misure atte ad assicurare che il livello di utilizzo annuale non superi 90 borse di plastica di materiale leggero pro capite entro il 31 dicembre 2019 e 40 borse di plastica di materiale leggero pro capite entro il 31 dicembre 2025 o obiettivi equivalenti in peso. Le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere escluse dagli obiettivi di utilizzo nazionali;

b) adozione di strumenti atti ad assicurare che, entro il 31 dicembre 2018, le borse di plastica in materiale leggero non siano fornite gratuitamente nei punti vendita di merci o prodotti, salvo che siano attuati altri strumenti di pari efficacia. Le borse di plastica in materiale ultraleggero possono essere escluse da tali misure.

Nello spirito della direttiva europea, a non dover essere fornite gratuitamente entro il 31 dicembre 2018, sarebbero le borse di plastica in materiale leggero non biodegradabili cioè quelle utilizzate fino ad oggi. Ci sarebbe pertanto tutto il tempo di smaltire questo tipo di borse durante tutto il 2018.

Inoltre qui in Italia si vorrebbe fare pagare le borse biodegradabili sostenendo che ce lo chiede l’Europa, ma l’Europa chiederebbe tutto il contrario, ossia eventualmente tassare quelle non biodegradabili per disincentivarne l’utilizzo.

Rileviamo che anche il supermercato a marchio Ekom di Varazze in via Maestri del Lavoro (zona porto) avrebbe adottato la stessa interpretazione del supermercato Conad del centro commerciale Le Officine di Savona, ossia che per l’ortofrutta con buccia non edibile, sia possibile evitare l’utilizzo di qualsivoglia tipo di sacchetto biodegradabile o meno e del relativo balzello di dover pagare la busta, con notevole beneficio per l’ambiente e per le tasche del consumatore. In questo caso il principio ispiratore della direttiva europea sembrerebbe essere stato rispettato.

 

Nei supermercati Coop si continuano ad esporre dei cartelli “minacciosi” per persuadere il consumatore sull’obbligatorietà dell’acquisto del sacchetto ultraleggero per l’ortofrutta.

 

Nel servizio del Tg la 7, la Coop precisa che presenterà a breve dei materiali di confezionamento della merce fresca sfusa a prezzo molto basso, nel rispetto dell’ambiente, che dovrebbe essere l’unico criterio da utilizzare.

Se vogliamo rispettare veramente l’ambiente, bisognerebbe quindi disincentivare l’utilizzo dei sacchetti non biodegradabili (quelli usati fino ad oggi) facendoli eventualmente pagare, e non facendo pagare quelli biodegradabili, o in alternativa fornire soluzioni di confezionamento riciclabili, che è poi quanto si prefigge la normativa europea.

Altrimenti se si vuole fare pagare sia i sacchetti biodegradabili che non biodegradabili senza fornire soluzioni alternative per i consumatori, si è dir poco di fronte ad una “truffa” anche se in qualche modo legalizzata dalla normativa italiana.

Bisogna quindi interrogarsi sul fatto che se l’obiettivo della legislazione europea sia quello di ridurre l’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero non biodegradabile, se questo obiettivo si possa conseguire nella legislazione italiana, obbligando in ogni caso il consumatore ad acquistare il sacchetto biodegradabile.

Che il sacchetto biodegradabile o non biodegradabile possa essere a pagamento si può anche essere d’accordo, ma obbligare il consumatore ad acquistarlo un po’ meno dicendo che lo chiede l’Europa, senza fornire alternative.

Anche se Coop Liguria parrebbe essere una delle coop più virtuose, non vorrà mica risollevare dalle disavventure finanziarie le Coop sorelle/cugine meno virtuose obbligando, in ogni caso, il consumatore a pagare il balzello del sacchetto, senza fornire strumenti alternativi per scoraggiarne l’utilizzo, nel rispetto della normativa europea?

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