L’automobilista è il vero utente debole della strada?
Nella mia precedente… lettera… avevo scritto guardando la città dal punto di vista del pedone promettendo poi di guardarla da parte dell’automobilista, ed è ciò che mi accingo a fare con queste mie ed altrui riflessioni.
Prima di cominciare a scrivere devo chiarire che per Nuova Amministrazione intendo sia la Maggioranza che la Minoranza
Il titolo mi è suggerito da quanto stanno discutendo alla Commissione Trasporti della Camera.
Sotto i riflettori è finito l’articolo 149 del codice della strada, anzi il suo comma 2-bis che tratta proprio di distanze di sicurezza tra i veicoli; la nuova norma prevede di garantire una distanza laterale di 1,5 metri per parte nel caso di sorpasso di biciclette.
Folli: le nostre corsie di solito non superano i 3,50 metri.
Qui sotto riporto l’Art. 3 del CdS.
Art. 3 del C d S – comma53-bis) definisce l’Utente debole della strada: pedoni, disabili in carrozzella, ciclisti e tutti coloro i quali meritino una tutela particolare dai pericoli derivanti dalla circolazione sulle strade.
Ora vi esporrò le riflessioni di un automobilista…
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Come automobilista ritengo la viabilità cittadina inadeguata, bisogna cambiare modo di pensare la mobilità della città.
Nella nostra città siamo sempre in coda e gli automobilisti savonesi sono accusati di non saper guidare. Aver stretto le corsie per recuperare parcheggi mette in condizione gli automobilisti di arrangiarsi e di non rispettare le più elementari norme della guida. Hanno stretto le strade, dicono, per diminuire la velocità; probabilmente accettando il postulato che vige a livello nazionale che ritiene necessario abbassare ancora la velocità media sulle strade. A livello nazionale pertanto si legifera in maniera di costringere gli automobilisti ad andare più piano ed allora giù autovelox, limiti di velocità e visto che tutto ciò non serve, hanno ritenuto opportuno restringere le corsie nelle strade. Concettualmente è un errore politico tecnico, (a Savona qualcuno dovrà metterci mano ) non ci si è resi conto che in percentuale tutti i mezzi con i quali ci si muove sulle strade sono aumentati, ci sono molti più anziani che guidano, i giovani prendono la patente prima, il benessere ha fatto in modo che molti possano permettersi l’acquisto di auto e moto. Pertanto quando ci raccontano in televisione che ci sono ancora troppi incidenti dovrebbero chiedersi se le nostre strade sono adeguate al traffico che devono sopportare. Perdonate la digressione e torniamo a Savona. Rispetto agli anni 70 ritengo che le auto a Savona siano triplicate. Vi ricordate negli anni 70 c’era quel segnale di divieto di sosta che indicava la possibilità di parcheggio sul lato destro o sinistro della strada a seconda che i giorni fossero pari o dispari? Via Paleocapa e Corso Italia avevano sempre un lato sgombro di macchine, cosi come le altre strade e non c’erano “parcheggioni”. Io ritengo che l’automobilista sia diventato il vero utente debole, ostaggio come è di corsie stradali troppo strette che non permettono di sorpassare una moto, di sorpassare un ciclista, senza uscire dalla riga bianca nel caso di strada a doppia corsia e ugualmente alle moto e ai ciclisti di sorpassare le automobili eternamente in coda, In caso di doppia corsia le moto si arrangiano e sorpassano a sinistra uscendo dalla riga bianca, le bici si infilano ovunque; quando si è fermi per dare una precedenza o per rispettare il rosso dei semafori le moto si affiancano una a destra e una a sinistra, con il tubo di scappamento che scarica davanti al naso. In città le strade sono a senso unico e ad un’unica corsia, spesso con qualche macchina parcheggiata in doppia fila, le moto sorpassano dove possono a destra e a sinistra e a volte contemporaneamente. Difficile trovare strade che abbiano il limite di corsia affiancate ai marciapiedi, spesso ci sono macchine parcheggiate a destra e a sinistra. Normalmente affiancate ai marciapiedi ci sono caditoie per la raccolta delle acque e i chiusini dei pozzetti, vere trappole per gli utenti a due ruote, un esempio si può trovare su via Torino e via Piave dove le caditoie sono vere buche e la tracciatura delle corsie le comprende nella corsia stessa (sarebbe opportuno che le caditoie restassero al di fuori della corsia di marcia): chi ci finisce dentro con uno molto o con una bici molto facilmente rischia di cadere. La segnaletica orizzontale e verticale e i cartelloni luminosi sono diventati talmente tanti che oramai ci vuole un navigatore a fianco, il quale oltre a leggere la segnaletica ti può avvisare se c’è qualcuno che sta sorpassando a destra. Ci sono intersezioni che io definirei “strade parallele convergenti” dove dare la precedenza è estremamente complicato perché è indicato di dare la precedenza a veicoli che non si vedono, oppure strade con corsie affiancate dove il traffico per come è stato disegnato presenta flussi paralleli convergenti con l’aggravante di veicoli costantemente parcheggiate in doppia fila, Segnalo inoltre la pericolosità di quelle strisce pedonali a ridosso nell’intersezione tra via Santa Lucia e Via Famagosta e della intersezione tra Corso Italia e via Pertinace, dove chi vuole svoltare a sinistra guarda a destra e quando può svoltare si ritrova a sinistra una moto oppure pedoni che attraversano sulle strisce pedonali. Analoga situazione si può ravvisare nell’intersezione tra Via Alessandria e Via Torino: in questo caso non si tratta di strisce pedonali ma di motociclisti che hanno fretta e si infilano a sinistra. (sono solo alcuni esempi). Segnalo inoltre che i cordoli, che delimitano le aiuole degli alberelli di chinotto piantati in Via Cimarosa sono autentici spacca gomme. Certamente saprete che ci sono due stalli per parcheggio auto tra due aiuole che si susseguono; provate a fare un parcheggio senza incocciare lo spigolo dell’aiuola con la ruota anteriore destra. Sono certo che qualcuno di buon senso troverà i soldi per modificare lo spigolo con un quarto di curva. A proposito di via Torino, considerato che le due corsie al di sopra dell’intersezione con via Milano non possono essere utilizzate a causa delle macchine parcheggiate in doppia fila, consiglierei di riportare i parcheggi a spina di pesce su un solo lato in maniera di avere una corsia verso il centro città uniforme fino a Piazza Saffi Le biciclette sono sempre più numerose ed i ciclisti sono sempre impazienti alle intersezioni, sulle rotatorie e ai semafori. Mi è capitato un caso alla rotatoria piccola di San Michele: io provenivo dalle Fornaci, con la freccia per la svolta a destra per andare in Via Cimarosa, ho rallentato poi mi sono fermato in presenza della rotatoria occupata. La mia attenzione era dedicata a quelli che impegnavano rotatoria; a rotatoria libera sono ripartito svoltando a destra; mi sono ritrovato due ciclisti che mi stavano sorpassando a destra e che volevano proseguire sulla direttrice corso Vittorio Veneto-Corso Colombo. Eravamo quasi fermi e i ciclisti sono riusciti a mettere il piede in terra senza cadere. Spesso i pedoni attraversano sulle strisce come se fossero tra due muri (ricordate i muri che costeggiavano le nostre creuze) senza tenere d’occhio i mezzi che stanno dando loro la precedenza. Un ultimo episodio che riassume tutto quanto ho detto sopra. Mentre percorrevo una strada cittadina con parcheggi a spina di pesce da una parte e in linea dall’altra, sulle strisce pedonali dalla parte del parcheggio a spina ho visto spuntare una carrozzina, poi una mano che la spingeva, poi l’altro braccio la cui mano teneva “un telefonino” poi una donna che parlava al telefono senza guardare se ci fossero stati veicoli in attraversamento. Alle mie rimostranze, che ricordavano alla donna che stava spingendo la carrozzina di fare attenzione, mi sono sentito dire di farmi i c…zi miei. Molti automobilisti guidano parlando al telefono, compongono o leggono messaggi…mi sono stupito una volta della bravura di un motociclista che, mentre andava, riusciva a comporre un messaggio. Il trasporto pubblico fa quello che può: cioè poco, i rappresentanti commerciali consegnano merci a tutte le ore, la maggior parte delle volte con i furgoni parcheggiati in doppia fila. Le biciclette sono aumentate, spesso ci sono ragazzi che vanno contromano, sui marciapiedi, senza luce di notte, anche le carrozzelle, per i meno fortunati, motorizzate vanno sulla strada, ci sono anche autocarri che scaricano derrate alimentari parcheggiati in corsia, ci sono numerosi cantieri edili che hanno bisogno di spazi. La raccolta dei rifiuti costringe gli automobilisti a stare in coda dietro gli autocarri che provvedono a svuotare i cassonetti e questo capita sia di giorno che di notte. Poi ci sono i pullman di turisti, ci sono autoarticolati che vanno e vengono dal porto ed i mezzi d’opera che girano per le vie cittadine per i grandi cantieri quali Aurelia bis e la Maerx (ma non dovevano essere incrementati i trasporti di merci su ferrovia?) Con la descrizione fatta sopra non si vuol dare la colpa a nessuno ma semplicemente illustrare qual è la situazione del nostro traffico. Per il momento l’utilizzo delle moto permette, con le piroette a cui sono costrette, di evitare ulteriori lunghe code. Per ogni moto che viaggia c’è una macchina che occupa uno stallo pubblico sulle strade Faccio un passo indietro e vi racconto un po’ della storia della costruzione planimetrica della città, Nel 1852 vengono incaricati gli architetti Cortese e Galleano di redigere il piano regolatore della città. Questo piano regolatore venne approvato nel 1856 (ci sono voluti solo quattro anni per approvare il piano regolatore, noi l’ultimo piano lo abbiamo approvato in vent’anni e forse più). Ci fu poi una variante al piano regolatore nel 1865 che non stravolgeva il piano regolatore ma fissava con più precisione le dimensioni e le strade e degli isolati. La città si sviluppò così e venne completata nel primo decennio del 1900. La città che vediamo oggi è la stessa del primo decennio del 1900 per quanto riguarda tutta la città al di sotto del lato sinistro del Letimbro e per la parte industriale sorta lungo la sponda destra dello stesso fiume (che ora non c’è più) Quando hanno impostato le strade della città andavano ancora in giro con i carri ma sentivano già la necessità di strade ampie. A Savona, a parte la città vecchia, ci sono solo due strade che hanno una dimensione marciapiede-marciapiede di 8 m lineari, tutte le altre vanno dai 9 m in su. Con le auto parcheggiate in strada si sono ridotte le superfici dedicate al traffico; appare evidente che le auto parcheggiate sulle strade debbano essere drasticamente diminuite costruendo parcheggi che siano sufficienti ad allocare le macchine dei residenti. Il richiamo al piano regolatore del 1856 serve per evidenziare la lungimiranza degli antenati dei savonesi i quali per aprire Via Paleocapa hanno sacrificato palazzi di pregio. Gli Amministratori della città, e non mi riferisco solo agli ultimi o ai penultimi ma dal settanta in avanti, non hanno avuto il coraggio o la capacità di vedere dove sarebbe andato a finire lo sviluppo della città; la parte industriale è sparita e la città è rimasta senza il volano che permetteva il benessere di allora e nessun indirizzo è stato dato alle politiche della città. Forse Savona è diventata un po’ città dei servizi, città dove i savonesi non trovano lavoro e devono spostarsi per andare a lavorare. Di qui nasce la necessità di una viabilità decente che li metta in condizione di muoversi e quando stanno fermi la necessità di parcheggi per i loro mezzi di locomozione. Bisogna cominciare a demolire i palazzi fatiscenti dell’ante 900 e fare piazze e sotto parcheggi. Per tornare dalla parte dell’automobilista, vi farò un esempio della difficoltà che avvolge chi guida un autoveicolo e vi porterò il pensiero di due miei amici automobilisti. Uno dice: io quando guido anche se mi spetta la precedenza, piuttosto che avere problemi, lascio che se la prendano gli altri (e così spiazza chi lo segue) ; l’altro dice “la precedenza è la mia e me la prendo”. Con tutti gli esempi portati nel corso di questa lettera voglio porre all’attenzione di chi legge la difficoltà di comportamento di un automobilista. Chi guida deve stare attento anche agli altri ed avere la coscienza di avere in mano un’arma pericolosa perché è sempre colpa dell’automobilista nei confronti del pedone e può fare male al proprio prossimo se non rispetta le norme, le leggi e, aggiungo, le consuetudini. Cittadini che si rivolgono alle Autorità dicono di sentirsi rispondere che non hanno abbastanza uomini per far rispettare le norme o per fare servizi che vengono lasciati indietro o fatti parzialmente. Non si deve pattugliare la città ma dare un paio di esempi opportunamente amplificati dalla stampa e da Facebook ed i cittadini capiranno e di conseguenza si comporteranno. In sintesi i Politici facciano i politici, i dirigenti dirigano e diano gli opportuni indirizzi ed i cittadini faranno la loro parte. Se poi non siamo capaci di far rispettare le norme che i politici scrivono e fanno approvare dalla Camera o dai consigli regionali o dai consigli comunali, senza schierare l’esercito, cancelliamo tutte le leggi che non riusciremo a far rispettare (mi riferisco alle norme di comportamento che regolano la viabilità ed il vivere comune). Per i migranti; insegnare loro subito educazione civica e le norme di comportamento del Codice della Strada, per tutti gli italiani ad ogni variazione del codice della strada un breve corso di addestramento e ad ogni rinnovo di patente altro corso sulle norme di comportamento Savona, Agosto 2017 Firmato PICCHI |