Aree di crisi – Scioperi sotto il solleone (a Genova)

Aree di crisi – Scioperi sotto il solleone (a Genova)

In queste ultime settimane, Genova è stata al centro di diversi scioperi. I lavoratori di due aziende del settore high tech, sottoposte ad una pesante ristrutturazione, hanno più volte manifestato il proprio disagio per le vie della città, supportati anche dalla solidarietà dei lavoratori delle altre imprese del comprensorio. Ci riferiamo ad Ericsson e Gitiesse di cui si è già brevemente parlato nell’articolo dello scorso 24 luglio. La Gitiesse che a Genova da lavoro …
ad una cinquantina di persone, si occupa di automazione e sistemi di comunicazione nel campo navale e petrolifero, è parte del gruppo Eaton, gruppo industriale statunitense leader di livello internazionale nel settore elettrotecnico, aerospaziale, idraulica, controlli ed automazione.

La Eaton ha il proprio quartier generale in Irlanda a Dublino (fiscalità conveniente), una forza lavoro di 95.000 dipendenti, un fatturato nel 2016 di 19,7miliardi di dollari, è quotata alla borsa valori di New York, ed è presente con le proprie attività in circa 60 paesi nel mondo.

Come tutte le società multinazionali, la Eaton ha un codice etico di cui riportiamo alcuni passi “crediamo nei valori giusti e lo dimostriamo con le nostre azioni basate sull’integrità e sul nostro motto lavorare nel modo corretto”, “in qualità di cittadino del mondo e componente responsabile della nostra società, la Eaton rispetta la dignità degli individui”, “offriamo retribuzioni e benefit competitivi” ecc.

La Ericcsson compagnia svedese di telecomunicazioni presenta un fatturato di circa 27miliardi di dollari (2016), 116.000 dipendenti (2015) è quotata alle borse valori di New York e Stoccolma ed è presente con le proprie attività in tutti i continenti.

Anche per Ericsson il codice etico presenta frasi molto simili a quelle di Eaton “la cosa importante non è solo che cosa facciamo, ma anche come lo facciamo. Il Codice Etico Aziendale è la struttura portante della nostra azienda e guida il nostro modo di agire e condurre la nostra attività” ed ancora “è importante assumere condotte responsabili a livello sociale ed etico, per tale motivo ci sforziamo di agire come membri responsabili delle comunità in cui operiamo” ecc. Addirittura la Ericsson chiede ai dipendenti di leggere attentamente il codice etico di condotta aziendale e di apporre la firma per accettazione.

Tutte frasi piene di retorica, di poco significato, magari anche grossolanamente tradotte dal testo originale in altre lingue, i cui scopi sono ad esempio quelli di fare sentire il lavoratore fiero di lavorare per l’azienda, di presentare in modo benevolo i fini che l’azienda persegue, in breve il tutto è accuratamente confezionato per esercitare una forma controllo sul dipendente medio.

 Altro aspetto comune presente nei vari siti istituzionali e nelle brochure di presentazione delle diverse multinazionali sono immagini di lavoratori sorridenti di vari colori, nazionalità e razze che si stringono le mani o sono disposti attorno ad un tavolo di lavoro, soddisfatti di collaborare gli uni con gli altri.

Frasi ed immagini che prima o poi si scontrano con la dura realtà, l’unico fine dell’azienda per cui si lavora è quello di massimizzare la redditività del capitale investito dagli azionisti. Fine che, come tra l’altro dimostrano le due vertenze di Eaton ed Ericsson, viene perseguito con ogni mezzo, fino ad arrivare alla dismissione di interi settori di un’azienda, che comunque producono utili, ed al loro trasferimento in altri luoghi, dove si prevede vi siano condizioni migliori per una maggior sfruttamento della manodopera.

Non ci stanca di ripetere che per la ramificazione di interessi che le multinazionali hanno in tutti i settori dell’economia, per cercare di contrastare queste pratiche l’unica via è quella di una mobilitazione collettiva dei lavoratori. La dichiarazione rilasciata al Secolo XIX lo scorso 28 luglio, dal segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro ne è una conferma “Abbiamo deciso dichiarare due ore di sciopero in Ansaldo per portare i lavoratori dall’altra parte del Polcevera a manifestare con i colleghi della Gitiesse in una battaglia contro le multinazionali che non può che essere collettiva”.

L’ultimo di questa serie di scioperi estivi è quello del 2 agosto, dove le principali aziende del polo tecnologico degli Erzelli hanno manifestato in solidarietà ai lavoratori della Ericsson, in opposizione ai 55 licenziamenti avvenuti tramite l’invio di una email, al termine della quattordicesima procedura di licenziamento collettivo in pochi anni…LEGGIl’azione congiunta di tutti i lavoratori, ha fatto si che la Regione abbia convocato le parti interessate per venerdì 4 agosto, per verificare la possibilità di alternative occupazionali per i lavoratori licenziati.

 La dichiarazione finale del Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti (Forza Italia), sembra vada nella direzione favorevole ad impegno per un ricollocamento alternativo dei lavoratori della Ericsson: “Sono lavoratori che hanno capacità tecnologiche molto elevate, il cui know how non può essere disperso e che sono fondamentali per il modello di sviluppo che stiamo perseguendo. Si tratta di lavoratori che devono far parte di un percorso di sviluppo complessivo in cui le aziende tornano ad investire e noi cercheremo di incentivarle in tutti i modi, tenendo conto che la tecnologia è un settore trainante per la nostra regione e per la città di Genova”….LEGGI

 Le istituzioni e la politica, ove riscontrano una forte coesione nel denunciare il disagio sociale, devono in qualche modo dare una risposta, per cui le manifestazioni dei giorni scorsi dei lavoratori genovesi sembra abbiano prodotto qualche effetto. Starà poi ai lavoratori ed ai loro rappresentanti vigilare affinché gli annunci si tramutino in fatti concreti, ma si sa a Genova i patti devono essere osservati.

Sul fronte lavorativo/sindacale savonese, forse per la vocazione turistica della provincia e per l’estate dal caldo anomalo, bisogna nuovamente osservare un certo lassismo.

Per trovare una manifestazione degna di quelle genovesi di questi ultimi giorni, bisogna andare indietro di qualche anno.

Su Repubblica del 10 luglio 2009 si parla di Bombardier “è ormai in dirittura d’ arrivo la commessa promessa dalle Ferrovie alla Bombardier di Vado, dove ieri mattina quattrocento lavoratori sono scesi in strada per chiedere certezze sul futuro dell’ azienda”.

Qui addirittura i lavoratori di Bombardier avevano scioperato in via preventiva, per avere delle certezze, facendo capire ad azienda, istituzioni e politica che comunque sarebbero stati disposti a lottare, nel caso non avessero ottenuto quanto promesso.

L’articolo di Repubblica del 23 marzo 2012 racconta di due ore di sciopero delle principali realtà metalmeccaniche savonesi in opposizione alla riforma degli ammortizzatori sociali e dell’articolo 18. In un comunicato della Fiom savonese si può leggere “Giudichiamo molto negative le proposte avanzate dal Governo in materia di mercato del lavoro perché non intervengono sulle problematiche che lo riguardano e le proposte ledono i diritti dei lavoratori”. Ai comunicati seguivano i fatti.

Sempre su Repubblica del 11 dicembre 2013 riguardo ad una delle tante vertenze Bombardier di questi ultimi anni, “a Genova sono arrivati in quasi seicento e hanno marciato dalla stazione Brignole a via D’Annunzio, dove era in corso la seduta del consiglio regionale.”

Effettivamente dopo queste manifestazioni qualcosa si muoveva e comunque si dimostrava che i lavoratori non subivano passivamente le scelte altrui.

Ma si sa a guidare i lavoratori metalmeccanici savonesi fino ad inizio 2014 erano altri dirigenti sindacali, evidentemente meno influenzati dalla politica, poi di li a poco il nuovo corso presumibilmente folgorato sulla via della rottamazione e della Leopolda, ha preferito attuare strategie più accomodanti con aziende e politici amici, a pagarne le conseguenze i lavoratori.

Probabilmente a causa dell’articolo pubblicato lo scorso 27 luglio sulla Stampa e del nostro pubblicato il giorno seguente con al centro la vertenza Piaggio Aerospace, in un comunicato stampa del 4 agosto, la Fiom savonese si lamenta di essere oggetto di campagne stampa che metterebbero in discussione il proprio operato e più in generale quello dei sindacati savonesi…LEGGI

Giustificarsi dietro al fatto che le azioni attuate fino ad oggi pur non avendo dato ancora i risultati sperati, sono state approvate dai lavoratori durante le assemblee è a dir poco pilatesco.

Come dicevano gli antichi latini “errare humanvm est, perseverare autem diabolicvm”, se una strategia non funziona forse sarebbe meglio provare ad attuarne un’altra, magari tornando a quelle delle origini senza inventarsi nulla di nuovo, e visto che il livello di utilizzo di ammortizzatori sociali raggiunto in questi anni dalla provincia di Savona è circa il 60% dell’ammontare dell’intera regione, mentre la popolazione della provincia è circa il 18% del totale, qualcosa non ha funzionato.

Cassa integrazione: per la provincia di Savona il risultato peggiore in Liguria

Chiaramente, come già detto altre volte, la colpa della crisi economica non può essere attribuita ai sindacati, ma visti i dati a dir poco drammatici del rapporto tra le ore di ricorso agli ammortizzatori sociali e la popolazione della provincia, qualcosa in più di qualche sterile comunicato stampa, passeggiata su attraversamenti pedonali, gazebo, invio di raccomandate, spaghettate e talk show vari sarebbe richiesto, altrimenti con le manifestazioni dei giorni scorsi sembrerebbe che la situazione lavorativa genovese sia peggiore di quella savonese.

 Ai lavoratori savonesi si augura un buon ferragosto.

 

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