ARECCO: “Ospedale di San Paolo, un’eccellenza da tutelare e fare crescere”

ARECCO:
 “Ospedale di San Paolo, un’eccellenza da tutelare e fare crescere”
 Il nosocomio savonese dovrà diventare centrale e baricentrico, sia per il popolato entroterra, sia per l’intera provincia
 L’inaugurazione dei nuovi acceleratori lineari della radioterapia del San Paolo e la precedente attivazione della nuova risonanza magnetica della radiologia, avvenuta in quest’ultimo mese, pongono il nosocomio savonese in una posizione avanzata nella  diagnosi e nella cura delle drammatiche patologie di questo secolo.

Non c’è dubbio che la messa…

 in connessione delle diverse specialità diagnostiche (radiologiche, anatomopatologiche, analisi) e terapeutiche (mediche, chirurgiche, oncologiche, radioterapiche, fisica sanitaria) forniscano al San Paolo un valore aggiunto per essere un importante polo di riferimento per le malattie tumorali.
 
Un polo oncologico da salvaguardare e potenziare.
 
In questo momento storico in cui, per ragioni scientifiche ed economiche, tutti gli ospedali italiani andranno “riassettati” a norma di legge, anche le risorse della  sanità della provincia di Savona dovranno  trovare una nuova e differente allocazione.
 
Le esigenze delle popolazioni locali non dovranno pertanto essere sacrificate dal necessario ed improcrastinabile riordino regionale, ma occorrerà trovare insieme, le giuste risposte in un nuovo ordine delle cose.
 
La realtà della val Bormida, con le sue note criticità, ha già avuto una parziale risposta, nel rispetto della legge, prevedendo nell’ospedale di San Giuseppe di Cairo funzioni mediche e chirurgiche strettamente collegate con il nosocomio più vicino.
 
La memoria di grandi chirurghi come Ferro e Cazzaniga, che, in altri tempi e con altre conoscenze scientifiche, svolgevano la loro professione con successo, permane viva ed attuale.
 
Ma, oggidì, neppure Loro sarebbero riusciti, per ragioni medico-legali, ad operare in un contesto isolato, senza le specialità che possano garantire la sicurezza del paziente.
 
Infine, occorre menzionare la già buona rete di emergenza territoriale, con il suo “118”, inventato proprio a Savona. Il servizio dovrà essere ulteriormente potenziato, trovando, nel pronto soccorso del San Paolo, la risposta alla maggior parte delle emergenze, in quanto coadiuvato da tutte le specialità dell’ospedale.
 
In questo contesto, l’ospedale di San Paolo dovrà diventare centrale, baricentrico, sia per il popolato entroterra, sia per l’intera provincia.
 
La popolazione incidente di ben 160.000 persone, unitamente al traffico portuale di oltre un milione di passeggeri all’anno  e le attività industriali ed artigianali ancora presenti nell’area savonese, impongono un nuovo modo di considerare la centralità degli ospedali: potenziandoli dove ci sono gli abitanti e i problemi ed al contempo riconoscendo al San Martino di Genova una centralità per le gravi emergenze.
 
I savonesi hanno apprezzato, negli ultimi decenni, un significativo miglioramento della qualità dei reparti del San Paolo e ciò è dovuto alla presenza di leader di prima grandezza,  con personale medico ed infermieristico che ha retto all’urto dell’innovazione, nonostante i grandi sacrifici creati dal blocco degli organici,  che ha impedito il turnover indispensabile in professioni così usuranti.
 
La stanchezza e talora le incomprensioni, non hanno impedito di raggiungere livelli di eccellenza.
 
E’ su questa base che dovrà essere riorganizzato il servizio ospedaliero a favore dell’interesse primario dei cittadini.
 
La conclusione politica delle presenti riflessioni, in sintesi, quale potrà dunque essere?
 
Sarà fondamentale che il nuovo Sindaco di Savona, finalmente, dedichi parte del proprio tempo e del proprio impegno per conoscere le problematiche sanitarie del territorio, lottando, se del caso, per difendere e tutelare il diritto alla salute di tutti i cittadini della comunità che rappresenta.
 
Oltre a ciò, sempre a livello locale, di concerto con la Regione Liguria e la Direzione sanitaria competente, la nuova Amministrazione comunale dovrà lavorare per favorire la residenzialità extra ospedaliera e la domiciliazione di tutte le prestazioni per le quali non è realmente indispensabile un ricovero ospedaliero.
 
Ciò consentirebbe un considerevole contenimento dei costi e permetterebbe, per esempio, di non divellere gli anziani dal proprio contesto sociale ed affettivo dal quale ricevono stimoli importanti per un invecchiamento attivo.
 
Non dimentichiamo infine la programmazione e la creazione di presidi di dimensione familiare per i disabili, e non solo, oltre al potenziamento dell’ambulatorio già presente in Piazza del Popolo.
 
    Massimo Arecco Consigliere comunale Lega Nord
 
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