MILLESIMO:
“POCO PIU’ IN LA’ DAL CENTRO DEL GUSTO”
“58 km da Alba, passando per le Langhe”
L’anno 2016 per il Tartufo a Millesimo non è stato quello dei calici alzati. Per anni si è allegramente festeggiato, danzando intorno al pregiato tubero. Si è fatto peccato di superbia, Comune in primis. Insieme a varie Associazioni di Categoria, hanno esercitato un gioco rischioso di sopravvalutazione, ambendo a superare addirittura la vicina Città di Alba. |
In queste gioviali giornate, è stata alla portata di tutti i visitatori l’esposizione merceologica delle “bancarelle” invitate, il tartufo, come recitava lo slogan promozionale, avrebbe dovuto essere al centro delle attenzioni, al contrario non lo riuscivi proprio a trovare, sommerso dall’artigianato africano o letteralmente aspirato dai folletti elettronici.
Sono anni che gli organizzatori comprimono centinaia di persone nell’imbuto di Piazza Italia per poter dire che c’era pieno di gente, tutto in poco più di un ettaro di terreno, un gioco di riempimento che inizia a soffocare anche i cittadini di Millesimo quando l’egoismo commerciale degli stands gastronomici chiude piazze e vicoli. Oggi a tirare le somme sotto i portici, alcuni tra i maggiormente ispirati, rimpiangevano addirittura la sobrietà presenzialista dell’antico Sindaco Mauro Righello, alla presenza vanitosa dell’assessore Andrea Manconi e della dipendente comunale Lara Giacchello. Stucco e pittura fan bella figura! Certamente! Abituati come si era ai tempi in cui lo smalto veniva dato dalla Comunità Montana e dal Gal. Probabilmente molti passi indietro, anche se domani ci diranno che son passati migliaia di turisti. P.S. Lodevole, ma solo in parte, l’impegno da autore di libro delle fiabe per bimbi, messo in campo da alcuni sedicenti agronomi, che tra Cengio e Millesimo si dilettano a resuscitare antichi fagioli e decantare comunissime zucche. Un festival dei prodotti fantasma, un babacetto primordiale per rappresentare le produzioni della valle, e un laboratorio mediatico di prodotti agricoli, da portare periodicamente al capezzale di un settore che in valbormida non sembra aver fortuna. Cara Agricoltura. |