LA FILIERA DEL CARBONE A SAVONA
Qualcuno ha dormito o ha fatto finta di non sapere.
Il coke rappresenta più del 40 per cento del nostro sbarcato,
cosa succederà se salta tutto per aria?
Adesso ci si stupisce della crisi di italiana Coke…. eppure qualcuno lo aveva previsto, ecco cosa scriveva parecchi mesi fa sulla filiera del carbone, il vecchio rude ex sindacalista Fulvio Berruti …
|
Quale sarà il destino della centrale termoelettrica di Vado Ligure è difficile da prevedere. I vari incontri che si sono succeduti a livello centrale, ad oggi, pare non siano stati in grado di pianificare concretamente un percorso di prospettiva futura. Non voglio entrare in ambiti di carattere giuridico legale. Saranno gli organi di competenza a chiarire la situazione. Quello che invece è chiaro ed inequivocabile è l’incertezza per il futuro dei lavoratori diretti della centrale e dell’indotto. A questi vanno aggiunti i lavoratori del Terminal Rinfuse, per i quali l’unica prospettiva di continuità e di solidità aziendale, sarebbe stata l’acquisizione da parte Tirreno Power, cosa ormai definitivamente tramontata. È notizia di questi giorni, l’intervenuto accordo di Cig, per alcuni segmenti non produttivi di Italiana Coke, con la possibilità che alcune attività, oggi appaltate, possano rientrare nell’organizzazione del lavoro interna, con inevitabile ricaduta negativa sui lavoratori dell’indotto. La filiera del carbone, in questa provincia, ha un peso piuttosto rilevante in termini occupazionali e di Pil locale. Credo che in questo drammatico contesto sia indispensabile ragionare in termini di sistema, appunto di filiera. Un esempio. Partendo dalla piattaforma portuale di Vado, la Darsena Alti Fondali di Savona e fino ad arrivare ai relativi parchi carbone e Italiana Coke tutto si lega e ha un senso se l’insieme delle attività svolge la sua funzione in una logica di sistema: sbarco, inoltro, stoccaggio, lavorazione, prodotto finito. Penso che sia arrivato il momento in cui le Istituzioni locali, la regione Liguria, l’Autorità Portuale, le OOSS e Confindustria, mettano sotto lente di attenzione questo delicato segmento produttivo della nostra provincia. Aprire singoli fronti vertenziali mano a mano che si manifestano le criticità, penso non sia sufficiente. Tra l’altro esistono sul territorio strumenti, come l’accordo di programma per il rilancio della Valbormida, che esteso, riveduto e contestualizzato, potrebbe dare risposte. Inoltre, credo che debba essere recuperato il tavolo riaperto al Ministero dello sviluppo economico che, nel recente passato aveva affrontato questi temi e quelli dell’energia. Certo, i temi che riguardano il carbone, non sono propriamente comodi da affrontare. Diciamo che non riscontrano particolari entusiasmi, in un Paese dove ogni anno c’è una tornata elettorale. L’auspicio, da cittadino lavoratore, per di più del settore, che a breve si trovino soluzioni in grado di coniugare le varie esigenze del territorio, dello sviluppo, dell’ambiente e dell’occupazione. Fulvio Berruti Lavoratore Funivie spa |